La prima pietra: quando il film di Natale diventa magnificamente scorretto

Che il cinema italiano non stia vivendo un periodo di gloria è purtroppo una triste realtà, eppure, dopo avere assistito a La prima pietra di Rolando Ravello, noto attore qui alla sua terza prova di regia (Tutti contro tutti, 2013 e Ti ricordi di me? 2014) non possiamo che tirare un respiro di sollievo e ricrederci sul futuro del nostro asfittico panorama cinematografico. Già, perché la commedia del regista romano, scritta insieme a Stefano Di Santi e tratta dalla omonima pièce teatrale di Stefano Massini (firmata da quest’ultimo con lo pseudonimo Olivier Lepage), non soltanto ha il raro pregio di far ridere di gusto e con gusto, ma lo fa con ironia, sarcasmo, intelligenza e una grande dose di “politicamente scorretto”.

23 dicembre. In una scuola elementare, mentre tutti sono in fermento per i preparativi della recita di Natale, durante la ricreazione un bambino lancia una pietra contro una finestra dell’Istituto ferendo il bidello (Valerio Aprea) e sua moglie (Iaia Forte). Il responsabile di quel gesto è Samir, un bimbo musulmano, e il fatto accaduto scatenerà un acceso dibattito fra il preside (Corrado Guzzanti), la maestra (Lucia Mascino), i due feriti, la madre (Kasia Smutniak) e la nonna (Serra Yilmaz) del ‘colpevole’…

L’opera di Ravello non fa sconti a nessuno, anzi, spingendo il pedale dell’acceleratore sulla meschinità degli adulti e sui loro comportamenti solo apparentemente tolleranti, il cineasta mette brillantemente in scena ciò che quotidianamente accade nella nostra società: il diffondersi della paura dell’altro e la smisurata certezza di superiorità. I pregiudizi religiosi, gli stereotipi e l’ignoranza verso culture diverse, nonché gli atavici dissapori tra popoli differenti, sono infatti il perno su cui ruota l’intera pellicola. In un crescendo di situazioni esilaranti i protagonisti getteranno a terra la maschera per svelare la loro vera natura: il preside frustrato, interessato esclusivamente alla sua recita natalizia; la maestra vegana-pacifista, che nasconde nevrosi e rabbia; i bidelli, in cerca di piccole vendette personali; le due donne arabe, intransigenti e sulla difensiva.

Come in uno specchio, ogni spettatore potrà ridere amaramente del proprio riflesso in questo magnifico e agrodolce microcosmo di personaggi, e la domanda nascerà spontanea: il complesso compito dell’integrazione multietnica, ancor meglio della condivisione, potrà mai essere risolto attraverso azioni superficiali e di pura facciata?

Senza volere mai giudicare né lanciare alcun messaggio, Ravello riesce a trovare il giusto equilibrio tra leggerezza e profondità, comicità e sottile sarcasmo. La solida sceneggiatura e il cast straordinario - con una menzione speciale all’immenso Corrado Guzzanti, alla bravissima Lucia Mascino e alla sempre perfetta Serra Yilmaz - hanno contribuito a rendere La prima pietra un film imperdibile e maledettamente irriverente, con un finale da 10 e lode.

Un lavoro che offre un'assoluta certezza: il pubblico in sala si divertirà e al tempo stesso rifletterà su temi di estrema importanza. Sì, perché non serve focalizzarsi su chi scagli la pietra, ma capire da dove questa provenga, e perché. No, non si tratta della pietra del Vangelo… il ‘monolite’, vi dice nulla?