La (non tanto) sottile leggerezza dell'essere – Recensione di Gamberetti Per Tutti

Qual modo migliore (cinematograficamente parlando) uscire da un drammatico lockdown, gustandosi la visione di un film che, fondamentalmente, è un inno alla vita. A metà tra Pride e Priscilla Regina del Deserto la commedia a quattro mani dei bravi Maxime Govare e Cédric Le Gallo è un film corale come tutti i film che affrontano il mondo dello sport di squadra ma allo stesso tempo è un film barricadiero, perchè di squadre così non se ne parla mai.

E, nonostante a tratti sia didascalico e fin troppo lineare, il racconto che è in Gamberetti per tutti è assolutamente efficace perché non scade mai nella polemica fine a sé stessa. Va da sé che pur non volendo esserlo, finisce col diventare anche qualcosa di “politico”, dove l'aggettivo però vale soltanto come voglia di cambiare il mondo. Insomma una commedia alla francese dove gli attori non cedono alla trappola della macchietta, disegnando ognuno un carattere che superficialmente sembra un arcobaleno ma sotto la crosta è pieno di chiaroscuri.

Bravi tutti gli interpreti ognuno con una sua unicità che corrisponde davvero alla varietà dei ruoli che bisogna rispettare in ogni lavoro di squadra. E se durante il corso del film scopriamo che ormai “Boys” di Sabrina Salerno, volenti o nolenti,  è il vero manifesto della canzone italiana nel mondo, in questo viaggio on the road scopriamo un mondo  colorato che ci fa ridere e ci fa piangere, un po' come la vita. Pensavamo di uscire diversi dalla chiusura forzata degli ultimi mesi e forse così non è stato ma a tutti quelli che ne sono usciti ingrugniti come prima consigliamo viavamente la visione di questo film. La diversità è una possibilità, rispettiamola