'La meccanica delle ombre', uno spy thriller dal tocco francese
Dopo i tanti successi ottenuti negli ultimi anni grazie a commedie e film d’autore, e a dimostrazione della sua buona salute, il cinema francese torna al genere polar (poliziesco-noir) con l'avvincente lungometraggio La Mécanique de l’ombre, più che riuscito spy thriller sul modello dei classici americani anni Settanta. Ma, seppur strizzando l’occhio a lavori quali I sei giorni del Condor o La conversazione, l’opera d’esordio del regista Thomas Kruithof – da sempre appassionato lettore di romanzi di spionaggio – mantiene un’originalità stilistica e narrativa di tutto rispetto.
A due anni da un esaurimento nervoso che lo ha tagliato fuori dal mondo del lavoro, il solitario e meticoloso Duval viene contattato da un uomo misterioso che gli propone un compito semplice e redditizio: trascrivere intercettazioni telefoniche. Finanziariamente a terra, Duval accetta senza porsi troppe domande, ma in men che non si dica si troverà coinvolto sia in un pericoloso complotto politico, che nei meandri nebulosi dei servizi segreti…
I fattori che nel film del cineasta d’Oltralpe colpiscono in positivo sono molti: la sceneggiatura lineare, mai ridondante, che rende fluido l’intero racconto; l’assenza di scene d’azione rocambolesche; l’impattante colonna sonora; l'estrema cura del dettaglio che si traduce in magistrale abilità nell’uso della macchina da presa; l’importanza data alle linee degli ambienti - interni ed esterni - dove la geometrie di muri, stanze, porte e strade deserte immergono lo spettatore in una cupa e asettica atmosfera. Se poi a tutto ciò, oltre alla tensione che permea il film dall’inizio alla fine, si aggiunge la creazione di un magnifico personaggio di stampo fortemente kafkiano come quello di Duval, si può tranquillamente affermare che per il filmmaker transalpino La meccanica delle ombre costituisce un eccellente biglietto da visita.
I convincenti Alba Rohrwacher, Simon Abkarian, Sami Bouajila e Denis Podalyadès affiancano François Cluzet che, nelle vesti del protagonista, conferma la sua straordinaria capacità attoriale in un ruolo affrontato in stupefacente sottrazione: con un minimo mutamento d'espressione il suo volto passa dall’angoscia allo stupore, dalla paranoia alla rassegnazione. Thomas Kruithof tratteggia inoltre a meraviglia la figura di Duval, un ex travet appassionato di puzzles che finisce per divenire egli stesso la tessera mancante di un gioco più grande di lui. Un gioco in cui il regista, nonostante nel film non indichi mai il periodo in cui la storia si svolge, evidenzia gli oscuri ingranaggi dell’attuale sistema politico francese – peraltro non dissimile da quello di altri Paesi – manovrati a piacimento da potenti ‘uomini ombra’.
E’ però risaputo che anche il più perfetto dei meccanismi si può inceppare per un minuscolo e fragile granello di sabbia, proprio come fragile appare Duval…