La linea sottile
Da un lato abbiamo Bakira Hasecic, donna bosniaca sopravvissuta alle violenze della guerra nella ex Jugoslavia, dall’altro Michele Patruno, ex soldato italiano di una missione internazionale di pace in Somalia tra il 1992 e il 1994 e il cui contingente è stato responsabile di violenze contro la popolazione civile.
Con la prima tendente a ribadire che il gentil sesso che sopravvive agli stupri di guerra sa che essi rappresentano l’umiliazione più grande ed il secondo che, ricordando la maniera in cui l’esercito affermava immediatamente la propria autorità ricorrendo a maniere forti e manganelli, precisa che tanti dei militari allora coinvolti erano soltanto di leva e non conseguirono poi la carriera, è sui loro racconti che si costruisce la circa ora e venti di visione messa in piedi da Nina Mimica – candidata al premio Oscar per il cortometraggio Open house (1996) – e Paola Sangiovanni, autrice del documentario Ragazze la terra trema (1999).
Circa ora e venti di visione patrocinata da Amnesty International Italia e che, oltre alle sequenze realizzate in fase di ripresa, si avvale di rari materiali d’archivio – e, in alcuni casi, addirittura inediti – che rivelano il potere di creare nell’operazione “contesti” con forti connotazioni cinematografiche.
Materiali d’archivio comprendenti filmati realizzati dal cameraman Miran Hrovatin ucciso a Mogadiscio insieme alla giornalista Ilaria Alpi e che, tra vecchie fotografie del già menzionato Patruno – di cui quasi nessuno dei propri conoscenti è al corrente del suo passato con armi e divisa – e crude immagini come quella del prigioniero torturato ai testicoli sfruttando elettrodi di una radio portatile, riportano lo spettatore al clima proprio dei conflitti raccontati.
Man mano che emerge come le donne reagiscano diversamente, sebbene si somiglino tutte e che il qui protagonista dichiara come, a oltre vent’anni di distanza, si senta decisamente lontano dal parà che fu allora... con il lodevole fine di analizzare le atrocità commesse e coglierne sia i significati profondi, sia l’umana capacità di generare il male.