La grandezza del Re Leone rivive in versione fotorealistica
Usciva venticinque anni fa Il re leone, uno dei più grandi successi della Disney, un inno alla natura e a Mamma Africa, la storia di un padre e un figlio uniti dal destino indissolubile del diventare re.
Ora, la potenza di quelle immagini e l'epica storia intrisa di fierezza e rivalità, tornano in versione photo real. Non più solo live action ma una commistione geniale e avanzatissima di motion capture, realtà virtuale e realtà aumentata: Jon Favreau infatti, che già con Il libro della giungla del 2016 aveva riportato sul grande schermo la storia di Mowgli in live action, per ricreare appieno la magia della savana si è basato sul film di animazione del 1994, sul bellissimo spettacolo che va in scena a Broadway da oltre vent'anni e sui documentari girati in Africa, per rendere al meglio, complice anche un viaggio personale nel continente, l'immensità degli spazi, la poesia delle immagini e tutte le caratteristiche di quello che è, senza ombra di dubbio, uno dei luoghi più belli e ancestrali del nostro pianeta. La sfida è individuare le uniche due immagini di ripresa reale del film: sappiate che durante la conferenza stampa di presentazione della nuova versione, è emerso chiaramente che nessuno dei presenti ci era riuscito!
Una storia intramontabile dunque, che ritorna in vita con una nuova veste di fotorealismo: dal cielo stellato ai canini aguzzi dei felini, passando per le forme imponenti dei baobab e per la criniera che oscilla mossa dal vento, l'impressione è quella di trovarsi davvero in mezzo ad un branco di leoni e di iene, tra la sterpaglia della savana e le rocce minacciose dei dirupi.
Torna la rupe dei re, tornano i personaggi che tanto avevamo amato, e detestato, venticinque anni fa, torna il monito di Mufasa “Ricorda chi sei”; tornano la saggezza di Rafiki e la fierezza di Nala e tornano, curate ancora una volta dal grande Hans Zimmer, le musiche del Re Leone. A reinterpretarle, nella versione italiana, un duo di eccellenze quali Elisa e Marco Mengoni che hanno prestato le voci a Simba e Nala da adulti, cantando insieme L'amore è nell'aria stasera, ovvero la splendida Can you feel the love tonight di Elton John che ha lavorato, nuovamente, alla colonna sonora e alla sua riattualizzazione.
Se nel film di animazione le voci di spicco del doppiaggio italiano erano state quelle di Vittorio Gassman per Mufasa e Tullio Solenghi per Scar, nella nuova veste digitale del film un tripudio di star è stato ingaggiato per animare i personaggi, sia nella versione originale che in quella italiana. Ad Hollywood infatti, Beyoncé e Donald Glover, nel ruolo di Nala e Simba, sono stati affiancati da Seth Rogen, Chiwetel Ejiofor e James Earl Jones mentre in Italia, oltre a Marco Mengoni e ad Elisa, sono stati scelti anche Stefano Fresi ed Edoardo Leo, spassosissimi, per i ruoli di Pumbaa e Timon e Massimo Popolizio per quello del temibile Scar.
Le differenze, per quel che riguarda la sceneggiatura originale, non mancano né a dirla tutta, stonano particolarmente: i dialoghi di Timon e Pumbaa, in primis, sono stati infatti rivisti e corretti in funzione di una maggiore adesione all'odierna realtà, vedi Pumbaa che dichiara solennemente: “Mi batterò sempre contro chi bullizza”.
L'impianto visivo, dal canto suo, è impressionante e a Jon Favreau - al momento al cinema in qualità di attore in Spiderman: far from home - va il merito di aver ricreato la savana, il cimitero degli elefanti, la giungla e i loro rispettivi abitanti, in maniera incredibilmente realistica. Tuttavia, nonostante la confezione a regola d'arte, lo spettatore che ha amato il film del 1994 in tutte le sue sfaccettature drammatiche e comiche, sentirà la mancanza di tutta una serie di emozioni. Sebbene, infatti, ci si ritrovi a cantare tutti i brani del film e a recitarne molte battute a memoria, la sensazione, sui titoli di coda, è che manchi quel pizzico di magia in più che il film di venticinque anni fa aveva regalato a grandi e piccoli, facendoli ridere e piangere a più riprese.
Preparate comunque i fazzoletti perché la scena iniziale della presentazione del cucciolo di leone alla tribù della savana è incredibilmente commovente e la voce della bravissima Cheryl Porter non fa sentire la mancanza di Ivana Spagna.
Jon Favreu ha fatto senz'altro un ottimo lavoro, sfruttando al meglio i prodigi della tecnologia: il vero peccato è che forse abbia voluto strafare, realizzando un'opera molto più simile ad un documentario e per questo, probabilmente, più asettica.