La douleur: Marguerite Duras e il dolore di una donna nella Francia della Resistenza
Tratto dal romanzo autobiografico di Marguerite Duras, La douleur narra la storia di Marguerite (Melanie Thierry), scrittrice in attesa del ritorno del marito Robert (Emmanuel Bordieu), arrestato dalla Gestapo e deportato in un campo di concentramento.
Siamo in Francia a cavallo tra il 1944 ed il 1945, nel pieno dei fermenti tra l'occupazione tedesca convinta di stare trionfando, lo sbarco in Normandia ed i focolai di resistenza sparsi qui e lì nella nazione e di cui fa parte la stessa protagonista.
Partiamo subito col dire che la contestualizzazione storica è forse il punto di maggiore interesse della pellicola, grazie anche ad una dettagliatissima resa scenica che permette allo spettatore di entrare appieno nel clima dell'epoca, di captarne gli umori e percepirne quel sentimento di sospensione, sempre in bilico tra la speranza e la disperazione. Rappresentante principale di tale concetto, Marguerite conduce un'esistenza particolare, talvolta addirittura sdoppiata come se lei stessa si osservasse da fuori, e considerasse le sue azioni, i suoi pensieri, le sue sofferenza da esterna, quasi da straniera. La Thierry, al di là dell'indiscutibile bellezza, riesce a dare corpo e spessore a questa donna oberata di emozioni impossibili da gestire.
La douleur è un memoir, puro ma non semplice: per 127 minuti la voce fuori campo della protagonista accompagna le immagini, seguendo il flusso di coscienza impresso nel suo diario, e seguirlo non è impresa da poco. La visione ne risulta appesantita, e la scelta di alternare talvolta sequenze oniriche o simili non fa che depistare e deviare l'attenzione.
Una nota positiva a parte la merita una scena nel prefinale, in cui Marguerite si muove per le vie di Parigi piene di gioia e di danza, mentre nella sua mente si consolida l'idea della morte del marito, e nell'evidente contraddizione tra i due stati d'animo emerge con tutta la sua potenza la drammaticità della situazione.