La conseguenza: nel devastante dopoguerra prende vita il triangolo d'amore tra Jason Clarke, Keira Knightley ed Alexander Skarsgård
Adattamento del romanzo di Rhidian Brook, La conseguenza è la storia di Rachael e Lewis Morgan (Keira Knightley e Jason Clarke), spediti nella distrutta Amburgo per ordine dell'esercito britannico di cui lui fa parte e che lo ha incaricato di gestire la ricostruzione della città. La donna si vede così costretta a convivere con una famiglia tedesca composta da un padre (Alexander Skarsgård) ed una figlia teenager, dovendo superare la diffidenza ed i pregiudizi che inevitabilmente li separano.
Sebbene la pellicola appaia come il classico melodramma incentrato su un triangolo amoroso, inserito in un contesto storico forte e pregnante, dietro tali sembianze si cela, in maniera neanche troppo velata, tutta una serie di riflessioni sulla perdita, sull'odio, sull'accettazione nel senso più generale del termine, che lo elevano in qualche misura e gli permettono di intrattenere un pubblico variegato.
Attraverso le vicende dei coniugi Morgan, lo spettatore ottiene un punto di vista privilegiato sul dopoguerra e sulle conseguenze che uomini e donne sono costretti ad affrontare in seguito ad una sconfitta: non ci sono vinti o vincitori, i confini si sciolgono e ciascuna delle figure mostrate ha un fardello da affrontare, un'eredità ingombrante e soffocante che la spinge a compiere gesti anche sfrontati, pericolosi, deprecabili.
L'odio permea la storia nel profondo, colonna portante e fulcro dal quale prende avvio ogni azione e dal quale dipendono guerre, rabbia e pregiudizi. Messi a confronto, Rachael, Lewis e Stefano gestiscono questo particolare sentimento in modi diversi, seguendo quell'istinto che guida l'essere umano, per lo più incosciamente, e che spesso lo conduce verso territori inesplorati, ignoti, impensabili. Ecco allora che emerge la personalità di ciascuno, tutti oppressi da un passato fatto di perdite e di sconfitte, di dolori e sofferenze insormontabili che però li avvicinano uno all'altro. La comunicazione, complicata quando non si parla la medesima lingua, trova così un terreno fertile su cui lavorare, e le emozioni diventano il filo conduttore grazie al quale sembra possibile trovare un rifugio, un'ancora di salvezza, una via da seguire per non soccombere.
Altro discorso fondamentale affrontato dalla pellicola è quello che riguarda il senso di colpa, che sia quello di una madre che non è riuscita a difendere il proprio figlio, o di un uomo diviso tra il senso del dovere e la sua umanità.
La conseguenza del titolo - traduzione letterale dell'originale The Aftermath - è appunto quel bagaglio emotivo che deriva da situazioni estreme come un conflitto bellico o un lutto molto personale, ai quali il regista James Kent aveva già dedicato parte della sua attenzione nel poco noto Testament of Youth con Kit Harington ed Alicia Vikander, riuscendo questa volta ad andare più a fondo alle questioni e ad estrapolarne quella carica empatica fondamentale con opere simili.