La cena di Natale

Se in Io che amo solo te fu una rilettura ad opera di Alessandra Amoroso del capolavoro musicale endrighiano che dava il titolo al lungometraggio a commentare uno dei suoi momenti salienti, in questo immediato sequel – derivato come il capostipite da un best seller di Luca Bianchini – è direttamente il pezzo originale del 1962 a trovarsi all’interno della colonna sonora, insieme a Quando le canzoni finiranno di Emma.

Sequel che, diretto come il film precedente dal Marco Ponti cui si devono, tra gli altri, Santa Maradona e Passione sinistra, vede nella pugliese Polignano a Mare il ritorno in scena di una Laura Chiatti ora incinta e alle prese con il forte sospetto che il coniuge Riccardo Scamarcio la tradisca tra le braccia di un’altra donna. Altra donna che, in effetti, esiste ed alla quale concede anima e corpo la Giulia Elettra Gorietti di Suburra, nuova arrivata all’interno del cast insieme ad una Veronica Pivetti zia milanese ed al Dario Aita che corteggia Eugenio Franceschini, omosessuale come l’amica in dolce attesa Eva Riccobono. Tutti pronti per la cena natalizia improvvisata da una Antonella Attili esaltata per aver ricevuto un anello con smeraldo dal marito trascuratore Michele Placido e intenta a sfidare la consuocera Maria Pia Calzone, grande amore di gioventù dell’uomo; mentre alla tavola imbandita siedono anche la diciassettenne ossessionata dalla verginità Angela Semerano e il pregiudicato Antonio Gerardi. E non manca neppure il ritorno del comico Uccio De Santis nei panni di un sacerdote all’interno della oltre ora e mezza di visione destinata a raccontarci cosa è accaduto ai diversi protagonisti del tutt’altro che memorabile – ma ben accolto dal pubblico – predecessore.

Oltre ora e mezza di visione che, però, tra infallibili decaloghi per scoprire i fedifraghi e vibratori come regalo, sembra anche peggiorare ulteriormente la situazione rispetto a quello che si era rivelato un prodotto decisamente debole ed incapace di coinvolgere. Soprattutto a causa del fatto che, in mezzo ad un rutto decisamente non necessario e, addirittura, un dialogo riguardante un certo festival W la fica di Copenaghen (!!!), si finisce per scivolare proprio su quella volgare comicità di bassa lega che “illuminati” autori di commedie come questa hanno sempre rimproverato ai vari lavori di Neri Parenti e Carlo Vanzina. Tanto che, sorvolando sul patetico monologo con pianto davanti al mare affidato al già citato Franceschini, lo spessore generale de La cena di Natale non è che si discosti molto da quello che caratterizzò nel 1999 il pessimo Vacanze sulla neve di Mariano Laurenti, interpretato proprio da una giovane e semi-esordiente Chiatti.