King Cobra

A insaputa di tutti (parenti, amici e vicini), Stephen (Christian Slater) conduce una doppia vita da produttore affermato di film porno gay, e fondatore della relativa casa di produzione King Cobra. La sua è una vera e propria ‘passione’ e l’occhio della sua camera è perennemente a caccia di nuovi talenti da lanciare nel danaroso business. Così quando Sean Paul Lockart entra nella sua casa per un provino, Stephen già sa che il ragazzo ha tutte le carte in regola per fare ‘carriera’. Giovane, carino, disinibito e smanioso di successo, l’appena diciottenne Paul verrà ribattezzato con il nome d’arte Brent Corrigan e in poco tempo diverrà la nuova star del web, mentre il suo esponente successo assicurerà a Stephen nuovi ingenti entrate. Ma l’idillio tra i due sarà presto spezzato e il pupillo si ribellerà al suo mentore per andare alla ricerca di fortuna altrove, imbattendosi poi nell’offerta di due giovani e smaliziati produttori (Harlow e Joe): due ragazzi disposti a fare qualsiasi cosa pur di cavalcare l’onda del successo racchiusa nel nome di Brent Corrigan.

Basato su fatti realmente accaduti e sulla vera storia di Sean Paul Lockart, King Cobra, diretto da Justin Kelly e prodotto da James Franco (che partecipa anche in veste di attore nei panni di Joe), mette al centro della storia questioni e tematiche a dir poco spinose come l’industria del porno, lo sfruttamento, e a margine delle vicende narrate perfino la pedofilia. Il confronto a colpi di video hot, scene e corpi ad alto tasso erotico sfidano ogni regola del politically correct per mettere a segno un film che è d’altro canto perfettamente allineato ai suoi contenuti. Justin Kelly sfrutta infatti i volti ammiccanti e (soprattutto) i corpi ‘esuberanti’ dei protagonisti (James Franco, Garrett Clayton, Keegan Allen) per narrare una storia più che drammatica di ragazzi/uomini spinti oltre i loro limiti, accecati da un successo facile e dalla malia della bella vita (soldi, auto fiammanti, lusso sfrenato).

Noncurante delle regole e del senso del limite, il mondo tutto al maschile (unica comparsa femminile una ritrovata e quarantenne Alicia Silvertone nei panni della madre di Paul) tratteggiato da Kelly è quello rutilante del porno, esasperato dalla mancanza d’alternative e da un senso d’inadeguatezza nei confronti della società ‘bene’ circostante. Determinati a mostrare e mostrarsi senza pudore in nome di un’auto fiammante, di una vita ‘prima classe’ e di un riscatto per lungo tempo bramato, tutti i protagonisti di King Cobra accelerano le marce di un mondo dove l’esibizione esasperata dei loro corpi trova la sua ragione d’essere in una vita di grandi sofferenze e frustrazione. Una vita riassunta tutta in quel King Cobra che nasconde la propria identità dietro a un monitor perché incapace di mostrarsi per quello che è, o vorrebbe essere, al mondo reale.

Cast in gran ‘forma’, un uso combinato di musiche e immagini d’impatto, segnano la riuscita di quest’opera di indubbio carattere presentata nella sezione After Hours del 34° Torino Film Festival.