Jumanji 2.0
A “botte” di 10 anni l’idea del gioco che risucchia i partecipanti sembra essere sempre valida, seppur con qualche necessaria attualizzazione.
Il Jumanji originale del ’95, per la regia del sempre sicuro Joe Johnston, vedeva il povero Robin Williams (Alan Parrish) imprigionato in una giungla equatoriale dalla quale si libero solo due decadi dopo, quando due bambini ripresero in mano la scatola del pericoloso gioco da tavolo.
Nel 2005, dopo varie peripezie, arrivava quello che sarebbe dovuto essere il sequel, ma che prese il nome di Zathura, ovvero stessa situazione, ma catapultata nello spazio. Questa volata il gioco da tavolo porta i due giovani protagonisti a vagare nella galassia, come novelli trekkies.
Al timone un altro regista di supereroi: Jon Favreau.
Ora si torna alle radici e la giungla di Jumanji aspetta le sue nuove vittime, ma stavolta, in piena epoca digitale, anche il gioco si è aggiornato a una versione 2.0 ed è un vecchio videogame. Il regista è uno di quelli che fanno commedie, infatti la vena umoristica qui viene spinta al massimo.
Il vero twist nella saga è che stavolta non il gioco a venire dai giocatori, ma i giocatori ad esserci trasportati all’interno, perché l’impostazione è quella del classico RPG da computer, di quelli che si usavano una volta, con poche variabili e un percorso definito.
4 ragazzi in punizione al liceo, si ritrovano a ripulire le cantine dell’istituto. Tra i vari cimeli c’è una vecchia consolle con la cartuccia di un gioco mai visto prima: Jumanji. In un batter d’occhio si troveranno catapultati in un mondo virtuale dove si rischia di restare uccisi realmente. Lì c’è anche un quinto giocatore… intrappolato da tempo.
La vera “bomba” è quella di trasformare Beth in un uomo. Ognuno dei ragazzi entrando nel gioco prende l’aspetto dell’avatar prescelto. Oltre all’ovvio nerd che diventa un nerboruto action hero, la maggior fonte di ilarità è proprio Jack Black nei panni di una donna, o meglio di un uomo la cui psiche è femminile.
Se uniamo alle ovvie situazioni divertenti, la spettacolarità di un action dai grandi effetti, abbiamo il perfetto popcorn movie adatto a tutta la famiglia.
Se proprio vogliamo trovare un punto debole, risiede nel cattivo della situazione. L’austero cacciatore coloniale del primo era decisamente più efficace ed inquietante di questo Van Pelt interpretato da Bobby Cannavale