Joy

A cosa avrà pensato David O.Russell mentre sceglieva il cast per il suo nuovo film? Una vocina ci suggerisce: “squadra che vince non si cambia” ! Dopo i successi de Il Lato Positivo e American Hustle, il regista statunitense riunisce il suo dream team (Jennifer Lawrence, Robert De Niro e Bradley Cooper), dando corpo alla sua ultima fatica: Joy. Peccato che il risultato sia una commedia piuttosto modesta.

Joy, figlia di genitori separati, è una mamma single che vive a Long Island assieme al suo ex marito, un nullafacente incallito, alla madre, una donna ossessionata dalle soap opera, e all’amorevole nonna. Intorno a lei, come pianeti impazziti, ruotano il padre con la sua nuova fiamma e l’arcigna sorellastra. 

Di fatto il film non è che la rilettura in chiave moderna della favola Cenerentola… con un vago richiamo a Cappuccetto Rosso e una strizzatina d’occhio al “sogno americano” ! Sì, perché David O.Russel racconta dello scontro tra una giovane donna e la sua famelica e infernale famiglia, dove a salvarla non sarà il principe azzurro ma l’invenzione del mocio, l’innovativo straccio per lavare i pavimenti ! Ispirato alla storia vera di Joy Mangano, la casalinga che negli anni ’90 inventò una superscopa diventando la regina delle televendite, Joy non sembra avere una trama granché interessante. Ma può capitare che un regista geniale da una banale vicenda possa ottenere un capolavoro: purtroppo non è questo il caso. 

Come la gran parte dei film del cineasta americano, anche Joy è un toboga di ritmo, il suo problema però è di scadere talvolta nella monotonia, e il guazzabuglio di stili diversi non fa che amplificare la sua disarticolata e sconnessa narrazione. 

La mania di O.Russel di cambiare registro quasi a ogni scena, evidenzia la sua necessità di voler dare più rilievo alla forma che non al contenuto, perdendo l’opportunità di ritrarre la protagonista in tutta la sua poliedricità. E se lo spettatore verrà coinvolto dalle peripezie di Joy, sarà solo grazie all’effervescente e luminosa Jennifer Lawrence, senza di lei empatizzare con le sue disgrazie, sconfitte e gioie, per il pubblico sarebbe stato davvero difficile. Robert De Niro, Isabella Rossellini e Bradley Cooper interpretano i loro ruoli in modo ineccepibile, ma si tratta di piccole parti eccessivamente grottesche: la cornice perfetta per far risplendere di luce propria quella stella nascente di nome Jennifer. Già, perché l’intero film sembra costruito apposta perché la brava attrice possa vincere, dopo il Golden Globe, anche un secondo Oscar.

Joy è una commedia ironica come tante, un film senza lampi di genio e con momenti di calo. A fine proiezione verrebbe quasi da chiedersi: ma, il sogno americano e il dream team, funzionano ancora?