Insospettabili Sospetti: gli impareggiabili Caine, Freeman e Arkin

Se nel 1963 Juan G. Atienza diresse Los Dinamiteros, una pellicola co-prodotta da Spagna e Italia in cui si raccontava la storia di tre pensionati alle prese con una rapina in banca, e sedici anni più tardi Martin Brest ne realizzava il remake ottenendo il Premio Pasinetti alla 37ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nel 2016 a farne una terza versione ci ha pensato l’attore-regista Zach Braff, noto al pubblico per aver ricoperto il ruolo del dottor John Dorian nella serie televisiva Scrubs - Medici ai primi ferri. Nulla di nuovo, direte voi, alla voce ‘originalità’, e in un certo senso è vero, eppure… Eppure Insospettabili Sospetti è una divertente “commedia geriatrica” senza pretese in cui l’attualità, entrando prepotentemente tra le linee della narrazione, dona freschezza e contemporaneità a tutta l'opera.

Ma, al di là degli elementi che rendono il lungometraggio perfettamente riuscito, quali il solido script, il ritmo costante, la colonna sonora coinvolgente, la fluida regia, i brillanti dialoghi e le gags divertenti, a farlo emergere tra i tanti prodotti cinematografici oggi in circolazione è la presenza del tris di Oscar uscito dalla manica del filmmaker: Sir Michael Caine, Morgan Freeman e Alan Arkin. Questa triade di colossi, rispettivamente di 84, 80 e 83 anni, nei panni di Joe, Willie e Al, tre inseparabili amici a cui un Istituto di credito ha sospeso la pensione per risanare le proprie finanze, daranno vita a personaggi indimenticabili e alla loro impensabile vendetta: riprendersi ciò che spetta loro di diritto. Dire che in Insospettabili Sospetti si rida molto è superfluo, tuttavia non vi mancano sequenze toccanti: i primi piani sugli occhi opachi dei protagonisti e gli intensi sguardi di reciproco affetto degli uni verso gli altri, faranno infatti vivere grandi emozioni in sala.

Ad aggiungere valore a un film sono a volte i piccoli dettagli, e quando questi prendono vita dalle mani di grandissimi attori, il risultato non può che essere eccellente. Sì, perché scene in cui si ammira Sir Caine che prova ad alzarsi da una poltrona troppo bassa per le sue malandate articolazioni, Freeman in stile ‘ET terza età’ o la spassosissima corsetta di Arkin in un supermercato, basterebbero da sole a giustificare l'intera realizzazione di Going Style (questo il titolo originale). Braff, non accontentandosi però di aver riunito la crème de la crème hollywoodiana, cala sul tavolo da gioco come comprimari niente meno che Ann Margret, Christopher Lloyd e Matt Dillon, trasformando il già vincente tris in un imbattibile full. Il privilegio di poter assistere a un lavoro fatto con grazia e leggerezza, dove lo humor non trascende mai nel volgare, è una boccata d’aria pura di cui si sentiva il bisogno, e l'avervi inserito un tema importante come quello dei soprusi commessi dalle banche ai danni dei più deboli, è un ulteriore punto a favore del cineasta americano.

Cimentarsi nel remake di un remake è impresa ardua, ma se davanti alla macchina da presa ci sono 'mostri del cinema' capaci ancora di divertirsi, e far divertire, senza prendersi troppo sul serio, il più è fatto… e che più!