Indivisibili
Il territorio del sud e in particolare quello campano con la sua terra dei fuochi, le sue molte storie di indigenza economica e arretratezza culturale è stato spesso il luogo prescelto del cinema italiano per argomentare dolori e problemi del nostro sociale. Nella sezione Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2016, Edoardo De Angelis (all’attivo le due opere Mozzarella Stories e Perez) si muove all’interno di queste stesse atmosfere per “sbarcare” il suo Indivisibili, storia di due gemelle siamesi (Dasy e Viola, attaccate per il bacino sin dalla nascita) e cantanti neomelodiche delle periferie degradate di Castel Volturno, che vengono sfruttate dalla famiglia di origine come una vera e propria macchina genera soldi.
Le esibizioni delle due ragazze presso gli eventi e le cerimonie di zona, sono infatti ben retribuite dai paesani proprio per via di quell’elemento fisico ‘stupefacente’, che esalta il loro status e le rende ‘fenomeni da baraccone’ da mostrare e far fruttare. Su questa attività lucrativa legata agli show delle ragazze, il padre delle due ci “campa”, e ha messo su un vero e proprio business (con tanto di pulmino pubblicitario) che si regge, d’altronde, unicamente sul volere delle due gemelle di continuare a prestarsi a quel freak show che le vede da sempre protagoniste di un successo insperato e “pacchiano”.
Ma le pulsazioni adolescenziali, assieme alla voglia di evasione tipica dell’età, innescheranno i primi pensieri di ribellione a quel sistema di cose. Una ribellione portata avanti soprattutto dalla più volitiva Dasy, e che verrà poi fomentata dall’incontro con Marco Ferreri, personaggio ambiguo e di grandi ‘speranze’. A turbare ulteriormente l’indivisibilità delle due ragazze, sarà anche la scoperta di una via “medica” utile a effettuare un’operazione di separazione, e la possibilità di rendere finalmente quell’unico corpo due persone distinte con una propria identità.
Figlio di quel cinema del sociale di specifica ambientazione campana (Gomorra docet), Indivisibili usa l’escamotage di due sorelle attaccate nel corpo per sondare quegli attaccamenti morbosi che si hanno in certe provincie vuote e desolate. L’attaccamento ai soldi, alle apparenze, al successo, a una religione ‘esibizionista’, e soprattutto alla speranza di riabilitare la propria condizione di partenza a ambire al successo, qualche che sia la strada da intraprendere per farlo.
Indivisibili firma la sua “Reality” mostrando per certi versi un nuovo volto di quello scenario illusorio e desolante che aveva delineato il compaesano Garrone con un film proteso verso le luci di un Grande Fratello distruttivo. Attraverso il linguaggio del realismo ‘magico’, in cui la realtà viene contaminata di elementi che in qualche modo esaltano limiti e paradossi, Indivisibili crea attraverso questo ‘corpo’ unico e straordinario un elemento di analisi e approfondimento di una realtà umana mostruosa e mortificante.
L’opera di De Angelis si fonda sulla rarefazione dei contenuti e si muove nella girandola di mascheroni che ruotano attorno alle protagoniste, ma trova poi la sua grande forza proprio nelle due protagoniste (le brave sorelle Angela e Marianna Fontana) e in quell’unione simbolica che da forma diventa sostanza, raccontando la storia di due sorelle unite di fronte al male di una povertà morale e materiale lancinante. Il tappeto musicale di Enzo Avitabile e poi ciò che fa da collante all’opera, trovando in quella musicalità leggera e malinconica la vera voce delle due ragazze, e colmando in qualche misura anche le sbavature narrative di questa interessante opera terza imperfetta ma verace.