I'm your man: quando il partner perfetto è un affascinante umandroide
Presentato alla 71esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino e in sala dal 14 ottobre 2021, I'm your man è una piacevole commedia, che sfrutta le suggestioni della fantascienza e solleva interessanti spunti di riflessione. Alma (Maren Eggert) è una studiosa dedita e appassionata, che trascorre le sue giornate dividendosi tra il Museo Pergamon di Berlino e un drink in solitaria nel locale sotto casa. Single (forse non per scelta) e impegnata a occuparsi del padre anziano, la donna viene reclutata per un esperimento alquanto particolare: testare un robot umanoide e darne una valutazione. Lo scopo è quello di capire se sia possibile metterli in circolazione, in tutta sicurezza, quali esseri dotati di diritti. Ecco allora che Tom (Dan Stevens) si piazza in casa sua e tenta di sedurla, se non che Alma è una tipa pratica e poco romantica, per cui mette subito in chiaro le cose. In qualche modo si crea comunque una sintonia, facendo sentire lei meno sola e lui più umano.
Il film scritto e diretto da Maria Schrader – emersa grazie alla sorprendente serie Netflix, Unorthodox – si è guadagnato il plauso della Berlinale e dei German Film Awards, dove si è aggiudicato ben 4 premi. I'm your man è un'opera debitrice a tutto un passato popolato di uomini e androidi, ma figlia del tempo d'oggi. La protagonista incarna infatti la classica donna in carriera, che ha sacrificato tutto per il proprio lavoro e che ha incontrato nella sua vita solo partner già impegnati sentimentalmente, con cui sarebbe stato impossibile costruire qualcosa. Mettersi in gioco dal punto di vista sentimentale non rientra tra le sue priorità, almeno così crede lei. L'entrata in scena di Tom sconvolge tutti gli equilibri, logistici e psicologici, rivelandosi un vero e proprio spartiacque.
La riflessione maggiore sollevata dalla narrazione riguarda ovviamente i miglioramenti in termini di umanità, e se sia giusto oppure no trovare un partner per la vita in un robot. Alla fine in gioco ci sono i sentimenti, ma anche e soprattutto le sensazioni. E queste ultime non dipendono da altri se non da noi stessi, sono personali e non giudicabili. Ogni essere umano ha il diritto a essere felice e i parametri per raggiungere un simile status cambiano di persona in persona. Sebbene Alma appaia una donna piuttosto fredda e distaccata, cela in realtà una parte bisognosa di affetto e di compagnia. Tom va a riempire quello spazio, nell'unica maniera che conosce perché è quella in cui è stato programmato.
Non bastano risposte perfette a domande esistenziali, è necessario comprendere, adattarsi, maturare insieme all'altro. Solo così una coppia può costruire un rapporto e donare a chi la compone un'esperienza importante. Per quanto gli algoritmi e le probabilità aiutino a migliorare la qualità della vita, questa richiede poi di essere vissuta, tra istinti, emozioni, eventi e incontri estemporanei. Per Alma la scienza viene però prima di tutto, motivo per cui il suo percorso è costellato di ostacoli apparentemente insormontabili. Le sue barriere sono altissime e inespugnabili, a meno che non intervenga l'acol a buttarle giù. Ed è allora che Tom inizia a esibire un'umanità inaspettata, forse nuova per la sua specie, ma assolutamente esemplare.