Il Viaggio -The Journey
Pochi conoscono il reverendo Ian Paisley leader del Partito Unionista Democratico e Martin McGuinnes del Sinn Féin. Eppure, sono coloro che nel 2006 dopo decenni sanguinosi e drammatici misero fine al conflitto che squassò il cuore dell’Irlanda del Nord ed anche della Gran Bretagna.
Siamo in Scozia dove si conducono complicate e serratissime trattative per cercare di trovare una soluzione al conflitto tra cattolici e protestanti nel Nord Irlanda. A governare l’incontro è Tony Blair coadiuvato dal premier irlandese, ma il vero direttore d’orchestra è un ex funzionario dell’ MI5 (Ian Hurt nella sua ultima interpretazione). Il reverendo Ian Paisley deve assolutamente ritornare a Belfast per celebrare le sue nozze d’oro e il governo britannico gli mette a disposizione un Van per raggiungere Edimburgo dove è ad attenderlo un jet governativo per condurlo nel capoluogo dell’Ulster. Martin McGuinnes - al quale per parità di trattamento viene richiesto un suo assenso - acconsente a questa richiesta ma ad una condizione, che su quella autovettura ci sia anche lui.
Inizia così il viaggio che li condurrà all’aeroporto di Edimburgo, apparentemente soli, a parte l’autista. Sono invece spiati con microfoni e telecamere nascoste dall’establishment britannico che molto si gioca in termini di prestigio e credibilità dalla riuscita di quel negoziato. Per cui, quella che nasce come una sorta di seduta psicoanalitica all’interno di un confessionale finisce per diventare una specie di reality show dove in gioco c’è il ritorno alla pace di una terra tormentata da oltre 40 anni di guerra civile. Ma i due contendenti, divisi da tutto, religione, ceto sociale, filosofia di vita, quasi intuendo la ragnatela lungo la quale sono costretti a muoversi, troveranno inconsciamente la via perché il confronto avvenga viso a viso lontano da occhi ed orecchie indiscrete.
Nick Hamm – regista di Belfast – trasforma un documentario in un dramma psicologico dove le personalità dei protagonisti superano il dato storico e positivo, affidando le sorti del conflitto all’esito dello scontro tra i due leader . Non è dunque, solo un sostenere le proprie ragioni politiche, portare acqua al mulino della propria fazione; nel confronto tra i due emergono profonde ragioni personali il cui risolversi si rivela poi essere una componente fondamentale per la buona riuscita del negoziato. Come felicemente intuito dal personaggio interpretato da Hurt, che già aveva partecipato ad altri tentativi falliti di trattative non riuscite, questa è la volta buona perché i due contendenti sono abbastanza vecchi da voler essere ricordati dalla storia.
I due contendenti sono impersonati da due interpreti straordinari, Timothy Spall e Colm Meaney. Si intuisce come il regista dia loro ampia licenza, liberi di abbandonarsi a sorrisi, digrignamenti, tic, smorfie. Da questi somatismi , difese ed attacchi, contro il nemico di una vita, sgorgherà, anche dopo un asprissimo confronto dialettico avvenuto emblematicamente in una chiesa diroccata, la luce di una pace possibile.
Ian Paisley morirà nel 2014 dopo esser stato Primo Ministro dell’Irlanda del Nord con Martin McGuinnes (morto proprio in questi giorni) come suo vice.
Consigliato; in versione originale, ancora di più.