Il Tuttofare, un'opera prima tutta da vedere

Un esordio alla regia da dieci e lode quello di Valerio Attanasio: ma dallo scrittore del soggetto e della sceneggiatura di un cult come Smetto quando voglio, non potevamo aspettarci diversamente.

Il suo Il tuttofare è semplicemente delizioso. E' divertente, ironico, dissacrante e fortemente attuale. Con il suo primo lungometraggio, il regista è entrato a gambe tese sulla casta degli avvocati: quelli “intrallazzoni” e quelli che aspirano a diventare tali, faticando per trovare un posticino nel mondo del lavoro a partire dal temibile esame, passando per la pratica - che nella maggior parte dei casi è schiavismo bello e buono - per poi approdare, forse, alla professione, ormai inflazionata e spesso e volentieri neanche remunerativa.

Parlando direttamente in camera, il giovane protagonista, interpretato da Guglielmo Poggi, già visto proprio in Smetto quando voglio, racconta la sua storia. Brillante ma senza una lira, Antonio lavora, sottopagato, presso lo studio del famoso professore universitario nonché avvocato penalista Toti Bellastella, interpretato da uno spassosissimo Sergio Castellitto, qui in un ruolo per lui quasi inedito, dopo tanti più “seriosi”, per così dire.

Il professore a sua volta è sposato con “La Iena”, ovvero Elena Sofia Ricci: ricchissima, cattivissima, potentissima; anche il marito, che altrove se la comanda, di fronte a lei ammutolisce. Marito che, a suo rischio e pericolo, non solo difende una famiglia di mafiosi, ma si dà anche da fare con donne parecchio più giovani

Fin dalle prime battute, il film si rivela un concentrato di risate in cui il malcapitato protagonista diventa portatore di una serie di esperienze che a tutti sarà capitato di sentire tramite amici, parenti o semplici conoscenti; lo stesso regista si è infatti basato sui racconti di svariate persone e sulla sua famiglia, essendo egli figlio di un avvocato.

Antonio, non a caso, è alla totale mercé del suo dominus: gli fa la spesa, spadella all'ora di pranzo con tanto di grembiule in vita e mano dietro la schiena per servire il vino, finge malori per procrastinare udienze pericolose e addirittura sposa una ragazza argentina, amante del professore, per farle prendere la cittadinanza italiana. Eppure è arrivato quinto su cinquemila allo scritto dell'esame di avvocato. Ma come molti sanno, vengono prima il figlio di questo o la nipote di quell'altro e poi, forse, coloro che un lavoro o semplicemente un titolo, se lo sono meritato eccome.

L'attacco sociale viene inserito nell'ambito di una commedia brillante e molto attuale, che sfrutta le disavventure di un giovane avvocato in erba per raccontare l'Italia fatta di raccomandazioni, favori e bustarelle. Il risultato è un film originale, dinamico e divertente: confezionato in maniera accattivante, Il tuttofare riesce a sfruttare positivamente anche le situazioni più inverosimili e il mancato happy end, va a coronare il feroce ritratto di una società in cui speranza e valori si sono smarrite nella selva oscura di raccomandazioni e prepotenza di vario tipo.

Ma le risate, quelle, non devono mancare mai.