Il sogno di Francesco

La figura di San Francesco ha ispirato diversi registi nel corso dei decenni. Tra i film più celebri dedicati al poverello di Assisi ricordiamo Francesco giullare di Dio (1950) di Roberto Rossellini, il cinemascope hollywoodiano Francesco d’Assisi (1961) di Michael Curtiz e il televisivo Francesco d’Assisi (1966) di Liliana Cavani, che nel 1989 tornerà a raccontare la vita del Santo con Francesco, interpretato da un mistico Mickey Rourke. Tra le due opere della Cavani si inserisce di diritto il lungometraggio diretto da Franco Zeffirelli dal titolo Fratello sole, sorella luna (1972). Eppure, ancora oggi il fascino di uno dei ribelli della Chiesa Cattolica non cessa di avvincere, tanto che la coppia di autori Renaud Fely e Arnaud Louvet propone al pubblico del nuovo millennio la missione di San Francesco da un’ottica molto singolare.

Il sogno di Francesco preserva lo spettatore dal culto della personalità e da un punto di vista squisitamente agiografico, contornato di descrizione a tutto campo delle vicende venerabili di Francesco. Niente predica agli uccelli, niente lupo addomesticato a Gubbio e, men che mai, alcuna clamorosa svestizione davanti a una folla attonita. Ciò che davvero i due registi desiderano mettere in risalto è il grande spessore morale di un uomo pio, capace di calpestare come polvere anche gli ordini di Papa Innocenzo III pur di mantenere fede al suo idealismo di fratellanza. A interpretare l’utopico cantore della bellezza del creato e di tutte le sue creature un ascetico Elio Germano, sul cui volto ritroviamo trasfigurata la passione e la gioia sincera di chi decide di abbracciare le sofferenze terrestri. Rifiutando qualsiasi sorta di abbellimento di circostanza, l’attore di Mio fratello è figlio unico non dà una versione retorica a priori del santo, ma conferisce spessore umano al suo personaggio.

In realtà, ne Il sogno di Francesco il vero protagonista è Elia da Cortona (Jérémie Renier), voce narrante del film. Quella di Elia è una personalità moderna nel senso pieno della parola, animata da un conflitto interiore che cerca di ricomporre, senza riuscirvi, la scissione tra lo zelo ardente di stampo francescano e la tentazione a cedere di fronte ai compromessi, in modo da ottenere il riconoscimento dell’Ordine. Per oltre cinque secoli, Elia da Cortona è stato considerato il “frate maledetto”, ostracizzato e spogliato di qualsiasi merito. Tuttavia, è impossibile smettere di provare un’irresistibile attrazione per quest’uomo così enigmatico che, al pari del suo mentore, aspirava a guardare con occhio vergine le cose, ma non ha mai potuto liberare appieno la sua profonda essenza religiosa, perché ancorato alle meschine responsabilità giuridico-formali di questo triste mondo.