Il ritratto del duca: due premi Oscar per una storia vera, unica nel suo genere

E' semplicemente delizioso Il ritratto del duca: il classico film da non perdere.
I motivi sono tanti, in primis la presenza di due premi Oscar quali Jim Broadbent ed Helen Mirren. Adorabile lui, impeccabile lei: protagonisti di una storia vera, unica nel suo genere, raccontata dal regista di Notting Hill Roger Michell, scomparso pochi mesi or sono.
Il ritratto del duca, suo ultimo lavoro, è un film talmente godibile che rientra senza ombra di dubbio nella folta di schiera di titoli rasserenanti, quelli che ognuno dovrebbe vedere quando desidera ritrovare il sorriso e la leggerezza. E mai come ora abbiamo bisogno di film del genere!

Storia vera, si diceva: una storia davvero bizzarra, che forse pochi conoscono e che è stata portata sul grande schermo grazie al nipote del vero protagonista della vicenda, il quale ha contattato personalmente la produttrice del film, Nicky Bentham.

Nel 1961 infatti, si verificò un furto presso la prestigiosa National Gallery di Londra: ad essere trafugato fu nientemeno che il ritratto del Duca di Wellington, realizzato dal pittore spagnolo Francisco Goya ed acquistato dagli inglesi per la bellezza di 140mila sterline, equivalenti a circa 3 milioni di euro di oggi. Mafia? Crimine organizzato? Nulla di tutto ciò.

L'autore del furto era stato un anziano signore della provincia inglese, quella povera, raccontata in altri celebri film britannici, ad esempio Billy Elliott. Un marito e padre di famiglia che da anni si batteva per non far pagare il canone della tv ai pensionati che non potevano permetterselo e che, per non averlo pagato, finì lui stesso in prigione. E allora, quale migliore occasione di un ricatto? Ridare indietro il dipinto in cambio di un aiuto ai più bisognosi. Una nobile missione che tuttavia non gli evitò il processo: e che processo! Passato agli annali per la simpatia e l'ironia del signor Kempton Bunton e per l'arguzia del suo avvocato difensore Jeremy Hutchinson, brillantemente interpretato da Matthew Goode, divenne ben presto un vero e proprio show con il quale il sagace pensionato conquistò giuria e giornalisti, venendo infine giudicato non colpevole per il furto del dipinto.

A sessant'anni dall'eclatante episodio avvenuto nella famosa pinacoteca londinese, era giunto il momento di raccontare al pubblico di tutto il mondo la spassosa storia del vecchietto inglese che con la sua lingua lunga conquistò la gente del suo paese.

Marito che non riesce a tenersi un lavoro perché si ritrova costantemente a scontrarsi con capi una volta razzisti, una volta ingrati; classico vicino altruista che cerca di fare del bene alle persone vulnerabili; padre affranto che per esorcizzare la perdita della figlia, morta in un incidente di bicicletta, scrive pièce teatrali, nessuna delle quali sarà mai accettata; autodidatta dalla parlata forbita ma sempre pronto a sganciare battute esilaranti. Kempton Bunton è stato tutto questo e Jim Broadbent gli ha reso magistralmente giustizia con un'interpretazione realistica e nostalgica al tempo stesso. Dal canto suo, Helen Mirren, che interpreta sua moglie Dorothy, domestica presso una facoltosa famiglia di Newcastle, non è da meno: una donna che porta avanti la famiglia, che vorrebbe evitare scandali, che non riesce a parlare della figlia e di cui, mediante i primissimi piani, traspare l'immenso dolore. Due grandi attori per una grande storia.

Divenuta nota solo nel 2012, quando il faldone della Procura Generale sulla sottrazione del Goya venne reso pubblico, la vicenda relativa all'unico ed ultimo furto avvenuto alla National Gallery di Londra è un esempio folgorante di ironia british e di lotta per la giustizia e per la salvaguardia dei più deboli.

Accompagnato da una musica vivace, che si sposa perfettamente con le immagini inerenti al rocambolesco furto, e che si fa più grave e malinconica quando fa capolino la perdita dell'amata figlia di Kempton e Dorothy, il film fa luce non soltanto sulla temeraria missione del protagonista ma anche su tutto ciò che comporta e sul messaggio, incrollabile e immortale, che ne consegue: le azioni di ciascuno di noi possono fare la differenza e cambiare in meglio la società. Kempton, a modo suo, aveva combattuto per i più deboli e, sempre a modo suo, è riuscito a cambiare le cose poiché dal 2000 il canone è diventato gratuito per gli over 75.

Divertente, acuto, accattivante. Andate a vederlo e uscirete dalla sala con il sorriso.

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