Il professore e il pazzo: Parole e sangue
Quanto scommettiamo che qualcuno possa mai trovare interessante l’eziologia di un dizionario? Sembrerebbe una sfida già vinta in partenza. Ed è qui che casca l’asino o, meglio, l’immaginazione umana. Il regista P.B. Shemran con il suo Il professore e il pazzo ci racconta la storia (vera!) di come venne alla luce nel lontano 1879 l’immane Oxford English Dictionary, riuscendo a infondere vitalità alle statiche parole scritte su un dizionario.
Gli eroi di questa impensabile impresa sono due outsider della società: un professore scozzese privo di laurea istruitosi in maniera autodidatta e un dottore, ex Capitano dell’esercito degli Stati Uniti, rinchiuso nel manicomio di Broadmoor perché colpevole di omicidio. Eppure, la passione per la lingua inglese li trasforma in fratelli.
Il professore e il pazzo è un’opera sulla fame cristiana di redenzione che è in noi e sul desiderio di redenzione degli ultimi. Ma, il film tratta anche temi collaterali quali: il disturbo da stress post traumatico provocato dalla guerra e i trattamenti disgustosamente disumani riservati ai malati di mente. Lo stile della pellicola è quello classico della tradizione hollywoodiana, caratterizzato dalla continuità narrativa e da inquadrature che evitano di deformare l’immagine, pure quando il dottor Minor è colto da incubi e allucinazioni.
L’incredibile vicenda trasposta sul grande schermo dagli sceneggiatori John Boorman, Todd Komarnicki, assieme allo stesso Shemran, ha origine dal libro omonimo scritto dal giornalista Simon Winchester. Se la trama è uno dei due punti forti del film, l’altro è indubbiamente l’interpretazione dei due protagonisti. Quella di Mel Gibson è calibrata, in modo che l’umanità del suo personaggio sia evidente già dal principio, allargandosi poi piano piano, proprio per evitare che qualcosa trabocchi e generi dei dubbi reali nella testa del pubblico.
Volete ora sapere com’è la prova d’attore di Sean Penn? Allora dovete sfogliare il dizionario fino alla lettera M di “mattatore”. È quella la definizione giusta. Il due volte premio Oscar per le sue prove in Milk e Mystic River lavora con accanita meticolosità per fondere a meraviglia i gridi d’angoscia con i moti di lucidità scientifica. Penn riesce a rendere tutta la terribile verità della sua mente scissa già solo dallo sguardo, senza oltrepassare i limiti del patetico. Il sospetto che possa vincere una terza statuetta come miglior attore protagonista ci sfiora la mente e speriamo sinceramente che possa avverarsi.