Il principe cerca figlio - Al peggio non c’è mai fine
Il Principe Cerca Figlio è una sorta di ritorno per Eddie Murphy ai territori che dovrebbero essergli familiari purtroppo anche questa volta, come ormai ci ha abituato da tempo, il film risultata quasi imbarazzante.
L’idea di riproporre un cavallo di battaglia è frustrata sicuramente dalla mancanza di John Landis (non uno qualunque) che seppe mettere la museruola alle iperboli autoriali di Murphy (cosa su cui fa una battuta anche Wesley Snipes nelle interviste citando Vampiro a Brooklyn); il risultato è una commedia costruita su un’accozzaglia di idee banali, ritrite e priva anche di umorismo. Non basta certo la risatina del protagonista a intrattenere il pubblico.
Il “girl power” buttato lì, insieme al black pride (viene chiamato in causa anche La Bottega del Barbiere) hanno quell’aura posticcia che lo rende ancor più insostenibile. Tacciamo sui vari personaggi caricatura interpretati dal protagonista e dal redivivo Arsenio Hall.
La verità purtroppo è che il mito di Eddie si regge su tre colonne: il Reggie Hammond dei “48 Ore” (regia di Walter Hill), Billy Ray Valentine di Una Poltrona per Due (e guarda caso c’era sempre John Landis) e Axel Foley nei vari Beverly Hills Cop (con gente del calibro di Tony Scott e… aspetta… John Landis), oltre a un massetto fatto dai film per famiglie venuti dopo, come Dr. Doolittle o Il Professore Matto. Il resto? Il resto non esiste se non nelle liste credits, con l’unica eccezione di quando qualcuno gli ha ricordato che sa recitare e cantare, senza essere Eddie, in Dreamgirls.
Detto questo e acquisita l’ottica corretta, l’approccio al “film” cambia del tutto e quindi la visione è limpida.
L’unico pregio è che sia finito direttamente in streaming e tanto per colmare la misura c’era anche il “marchettone” di una delle figlie dell’Autore: Bella Murphy