Il Mondo di Mezzo, la Capitale del malaffare
Nella Sala della Protomoteca del Campidoglio è stato presentato alla stampa Il mondo di mezzo – film sulla corruzione nella città eterna che nulla ha a che vedere con la fantastica ‘Terra di mezzo’ tolkeniana – proprio mentre il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, pm nel processo ‘Mafia Capitale’, concludevano la loro requisitoria chiedendo ai giudici della decima sezione del tribunale di Roma la condanna a 28 anni di carcere per Massimo Carminati, detto “il Guercio” o “il Nero”, e a 26 anni e tre mesi per il suo braccio destro Salvatore Buzzi. All'anteprima romana, oltre al regista Massimo Scaglione e agli attori Tony Sperandeo, Massimo Bonetti, Tommaso Branciamore e Laura Lena Forgia, ha preso parte, e parola, anche il Presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito.
Ambientato tra la metà del 1970 e i giorni nostri, Il Mondo di Mezzo parte dall’epoca dei palazzi d’oro – periodo in cui alcuni costruttori, erigendo edifici poi venduti a prezzi gonfiati a Enti previdenziali controllati dai maggiori partiti consegnavano sotto forma di tangente il surplus guadagnato ai ‘politici intermediari’ – fino ad arrivare agli arresti avvenuti nella Capitale in seguito all’inchiesta denominata appunto 'Mafia Capitale'. Nonostante una certa dose di audacia dimostrata da Massimo Scaglione nell’affrontare un tema così attuale, il suo lungometraggio pecca però a tratti tanto in superficialità quanto in imparzialità, non convincendo purtroppo sotto diversi aspetti. Sì, perché per narrare 40 anni di intrallazzi tra corruttori e corrotti, sarebbero serviti più coraggio e maggior coscienza critica. Le aspettative di una forte denuncia al malaffare si perdono infatti, oltre che nei troppi cliché utilizzati per raffigurare i protagonisti - elemento che va ad inficiare i seppur buoni presupposti dell’autore -, anche nell’inspiegabile scelta di mostrare come padri putativi di ogni azione corruttrice solo gli esponenti di un’unica corrente politica: se la verità deve essere raccontata, per non rischiare di apparire faziosi e quindi poco credibili è necessario spingersi fino in fondo. Per questo motivo tra le immagini di repertorio che immortalano i volti sorridenti di Veltroni e Rutelli durante l’inaugurazione dell’Auditorium Parco della Musica (inserite da Scaglione non per accostare i due politici alla corruzione ma per far comprendere al pubblico il periodo di riferimento dei fatti), o nella descrizione di uno dei personaggi principali in cui non si fatica a riconoscere Luca Odevaine, ex Vice Capo di Gabinetto della giunta Veltroni, forse una figura che poteva trovarvi posto era quella di Gianni Alemanno. Invece, perché sprovvisto di materiale di repertorio sul Primo Cittadino ex AN, come spiegato dal regista stesso in conferenza stampa, di colui che contribuì a rendere Roma una sorta di affollata ‘parentopoli’ non v'è traccia alcuna.
E’ un vivo dispiacere vedere un progetto così interessante, che mostra saggiamente anche le relazioni illegali tra Ior, politica e ‘palazzinari’, infrangersi in una narrazione che non raggiunge mai la profondità richiesta da un simile argomento. Se a ciò si aggiunge poi un taglio decisamente televisivo, e un cast non all’altezza in cui i validi Tony Sperandeo e Massimo Bonetti cercano invano di trainare il poco convincente Matteo Branciamore e le due showgirls Nathalie Caldonazzo e Laura Lena Forgia che - spiace dirlo - non brillano certo in bravura, l’esito finale non si può definire dei migliori.
Il Mondo di Mezzo sarebbe stata una gran bella occasione per mettere in scena, senza peli sulla lingua, quella intricata rete di collusione e marciume che ha portato allo sfascio la città considerata un tempo la più bella del mondo. Già... sarebbe stata.