Il mistero di Donald C, il velista dilettante che sfidò l’oceano e si ritrovò sull’orlo dell’abisso

Molti registi hanno spesso attinto dalla realtà per portare sul grande schermo storie vere, a questa numerosa schiera di cineasti appartiene il britannico James Marsh che, dopo avere narrato la vita del celebre astrofisico Stephen Hawking in La teoria del tutto, ne Il mistero di Donald C si concentra su una figura poco conosciuta ai più, quella di Donald Crowhurst: ingegnere elettronico inglese e velista dilettante che tentò di compiere il giro del mondo con un trimarano da lui stesso costruito, il Teignmouth Electron.

Nel 1967, a bordo del ketch "Gipsy Moth IV”, il sessantacinquenne Francis Chichester circumnavigò il globo terrestre effettuando un unico stop tecnico a Sydney, e ciò bastò a far scoppiare in Inghilterra la ‘febbre dell’oceano’. Cavalcando l’onda dell’entusiasmo britannico, il quotidiano Sunday Time si propose di organizzare la Golden Globe Race, competizione velica transoceanica in solitaria senza scali. Donald Crowhurst, attirato da un’innata voglia di avventura, e soprattutto attratto dalla somma di denaro messa in palio - una quantità di soldi che sarebbe servita a salvare la sua attività dalla bancarotta e avrebbe permesso condizioni di vita migliori alla propria famiglia -, decise dunque di partecipare a quella folle sfida…

Concentrandosi nel raccontare gli affetti familiari, più che l’impresa compiuta da Crowhurst, Marsh realizza un biopic convenzionale e senza guizzi, se non quelli del melodramma, che scivolerà inesorabilmente in una narrazione piatta e a tratti addirittura sdolcinata. I dolorosi mutamenti interiori che dilaniarono Crowhurst durante la sua lunga e travagliata navigazione, agli occhi dello spettatore perderanno quel pathos necessario a creare la giusta empatia con i personaggi, e il protagonista di questa immensa tragedia si trasformerà in una sorta di eroe romantico senza possederne però le qualità. Già, perché le esecrabili azioni compiute da Donald Crowhurst furono dettate tutt’altro che da supremi ideali: ultimo in classifica, e schiacciato dal fallimento sia personale che finanziario a cui andava incontro, oltre che oppresso dagli aspri giudizi dei mass-media, il velista amatoriale iniziò infatti ad inviare per radio false informazioni sulla sua rotta.

E così, mentre ogni mattina la sua famiglia e l’Inghilterra intera si svegliavano gonfi d’orgoglio per quell’ignoto lupo di mare che era riuscito a risalire in vetta alla classifica, la convinzione di non poter porre rimedio ai suoi atti fraudolenti e l’insostenibile peso delle continue menzogne, da condividere esclusivamente con la sua unica compagna Solitudine, portarono invece Crowhurst sull’orlo dell’abisso. Ma Marsh, preferendo ingabbiare la storia in una descrizione tanto asettica quanto lineare dei fatti accaduti, si scorda purtroppo di scavare in profondità l’animo dei protagonisti. Ecco, ciò che forse manca ne Il mistero di Donald C è la rappresentazione dura e cruda della lotta di un uomo solo e impreparato contro la potenza dell’oceano: un individuo che pagherà con la follia il prezzo delle proprie colpe.

La presenza di Colin Firth e Rachel Weisz è senza dubbio un punto a favore dell’opera di Marsh, al quale va inoltre il merito di avere ricostruito a perfezione le calde atmosfere pastello degli anni Sessanta. E’ innegabile poi che la curiosità di scoprire cosa ne sarà di Donald Crowhurst terrà lo spettatore incollato alla poltroncina rossa fino all’ultimo minuto di proiezione. Ma basterà tutto ciò a soddisfare il pubblico in sala? C’è un solo modo per scoprirlo… correre al cinema!