Il meglio deve ancora venire – Grasse risate e calde lacrime in una commedia francese che brilla per cast e scrittura

Arthur e César sono amici sin dai tempi del liceo, dall’istante in cui le loro differenze hanno trovato un punto di contatto, e sono divenute complementari. E se Arthur è sempre stato bravo in ogni cosa pur avendo paura di tutto, Cèsar non è mai stato bravo in nulla, pur non avendo paura di niente. Ricercatore di successo il primo, nullafacente a caccia di guai il secondo, la loro amicizia, burrascosa ma solida come solo le amicizie tra opposti sanno essere, ha navigato tra alti e bassi fin ben oltre la soglia dell’età adulta, e poi diritta fin sul ciglio del dolore, quel momento in cui la scoperta della malattia (di uno di loro) stringerà i tempi del legame, darà un’accelerata forzata a quelli della trsistezza, e costringerà i due amici di sempre a un momento di afflato estatico e sincero, a sigillo e congedo di quel legame speciale. 

Dalla Francia “con furore” arriva un’altra commedia drammatica che ruota attorno alle tematiche dell’amicizia, del dolore e della malattia, ma lo fa con una verve e una freschezza fuori dal comune, complici anche due fantastici protagonisti che hanno le sembianze di Fabrice Luchini e Patrick Bruel. Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte (già autori del riuscito Cena tra amici cui fece seguito anche un rifacimento italiano – Il nome del figlio - a firma di Francesca Archibugi) scrivono e dirigono questo Il meglio deve ancora venire riuscendo a stabilire quel perfetto equilibrio e connubio tra comico e drammatico, creando una cesura tra i ritmi della prima parte infarcita di sketch a tratti davvero esilaranti dei due amici sui generis, e un secondo tempo pieno dalla catarsi umana che si affianca all’elaborazione di un lutto già scritto ma ancora tutto da accettare. 

La distanza di ruoli, modi e vedute tra Arthus e César viene così movimentata dalla sequela di fraintendimenti a cascata iniziali, e poi accorciata da quel senso profondo di unione che infine veleggia verso una sorta di apologia dell’amicizia che è forse scontata ma mai banale. Nell’uso sapiente di una scrittura che riesce a tradurre su schermo il realismo di legami che come da copione alternano senza soluzione di continuità slanci d’euforia e battute d’arresto, armonia e dissonanze, Il meglio deve ancora venire cuce addosso a due ottimi protagonisti tutto il valore di un esserci sempre: con trasporto, entusiasmo, e a prescindere da tutto.

Grandi risate e calde lacrime accompagnano la visione di questa commedia dal tono beffardo e dall’animo drammatico che conquista anche nel suo buonismo, perché capace di trovare le parole giuste e i tempi giusti per accorciare e accelerare il processo di un legame che, come spesso accade, mostra tutto il suo valore proprio nell’attimo stesso in cui sta per congedarsi.