Il giovane Karl Marx, “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo”
Trasporre il pensiero di Karl Marx in un film di appena due ore è impresa impossibile, e Raoul Peck ben lo sapeva. Il filmmaker haitiano, al suo esordio con il genere fiction, ha quindi scelto di raccontare ‘soltanto’ il periodo della giovinezza dell’autore de ‘Il capitale’: il risultato? Il giovane Karl Marx, lungometraggio affascinante che scava a fondo dentro la genesi dell’opera monumentale del filosofo, storico, economista, sociologo, politico e giornalista tedesco Karl Marx.
All’età di 26 anni, Karl Marx (August Diehl) viene esiliato dalla Germania. Trasferitosi a Parigi con la moglie Jenny (Vicky Krieps), Marx conoscerà Friedrich Engels (Stefan Konarske), figlio del proprietario di una fabbrica, che aveva dedicato ampio spazio allo studio delle condizioni di lavoro del proletariato inglese. Diventati amici, nonostante la diversa estrazione sociale, i due giovani presiederanno alla nascita del movimento operaio, che fino ad allora era per lo più disorganizzato e improvvisato, e fra il 1947 e il 1948 scriveranno il celebre Manifesto del Partito Comunista.
Con una formazione culturale di impronta illuministica e una laurea in filosofia, il ‘padre’ fondatore del Comunismo (nato a Treviri nel 1818) visse la propria gioventù in un’epoca in cui l’economia dell’Europa presentava segni di radicale rottura rispetto alla situazione dettata in passato dall’ancien regime. Nella metà dell’Ottocento si andava affermando infatti il capitalismo industriale, e con esso arrivava anche un’inevitabile trasformazione in campo sociale: la nascita della classe operaia che, a differenza degli artigiani o dei contadini, non possedendo gli strumenti di lavoro aveva come unica ricchezza la propria prole. Così, mentre i salari dei lavoratori erano vergognosamente bassi, comportando condizioni di vita estremamente disagiate per il proletariato, le tasche della borghesia (proprietari di mezzi di produzione) si riempivano invece a dismisura. Ed è in questo contesto storico che Karl Marx getterà le basi delle sue dottrine, dottrine che, piacciano o meno, hanno provocato la frantumazione dell’ordine mondiale nel XX secolo.
Ne Il giovane Karl Marx, il regista Raoul Peck (in nomination agli Oscar 2017 per il documentario I am not your negro) mostra al pubblico il momento in cui Karl Marx e Friedrich Engels unirono le proprie forze intellettive, filosofiche e finanziarie per combattere le ingiustizie sociali attraverso i loro concetti rivoluzionari enunciati in, per quei tempi, ardite pubblicazioni. Ma ciò che più sorprende in questo biopic dallo stile apparentemente classico, è il potente dinamismo dialogico che ruba il posto a quello delle azioni: vitalità, passione ed energia scaturiscono come un fiume in piena sotto il peso delle parole dei protagonisti. Il ritmo fluido e l’idea di perenne movimento insiti nell’intero lavoro di Peck appaiono dunque allo spettatore non tanto per mezzo delle immagini, peraltro di notevole fattura, ma grazie al continuo scambio dialettico tra tutti i personaggi. Già, perché che si tratti delle menti eccelse di Marx ed Engels, delle forti personalità delle loro compagne Jenny von Westphalen (nobildonna tedesca) e Mary Burns (ragazza irlandese appartenente alla working-class inglese), o delle utopie degli anarchici Bakunin e Proudhon, sarà quasi impossibile per chiunque si trovi in sala non sentirsi partecipe di una incessante e magnifica giostra di pensieri in continuo sviluppo.
Altro pregio di Peck è stato quello di essere riuscito a ricreare a perfezione l’atmosfera che si respirava nel Vecchio Continente degli anni Quaranta dell’Ottocento senza però mai esasperarne gli aspetti negativi, in altri termini: il melò non è qui fortunatamente contemplato. Ciò non toglie che, ne Il giovane Karl Marx, la rappresentazione della durezza lavorativa nelle fabbriche inglesi e della povertà dei ceti più abbietti serva a fare da contraltare alla descrizione delle residenze di lusso e dei club privati parigini: il tutto per sottolineare maggiormente i prodromi delle enormi disuguaglianze. Ma la pellicola di Peck, da lui stesso sceneggiata insieme a Pascal Bonitzer, non va intesa come un omaggio a Marx, ma piuttosto come un’ode alla gioventù, all’amore, all’amicizia, ai principi di giustizia e alla potenza rivoluzionaria che dall’unione di questi elementi potrebbe scaturire.
A 200 anni dalla nascita di Marx, e a 170 dalla pubblicazione del Manifesto, la gran parte delle sue tematiche – ridistribuzione delle ricchezze, preoccupazione per il lavoro minorile, uguaglianza tra uomini e donne, tanto per citarne alcune – occupano ancora un posto d’onore, o meglio di disonore, nel mondo contemporaneo. E se allora quello Spettro che si aggirava per l’Europa contribuì, direttamente o indirettamente, a migliorare la vita di milioni di persone insegnandogli che fosse loro diritto lottare per un’esistenza migliore, oggi più che mai, in una realtà dove le spinte all’equità sociale sembrano essersi tristemente assopite, servirebbe una maggiore presa di coscienza.
Il giovane Karl Marx, distribuito da Wanted, sarà nelle nostre sale dal 5 Aprile. Cos’altro aggiungere, se non… Save the date!