Il Diritto di Opporsi: un invito a non abbandonare mai la speranza affinché la giustizia trionfi
Dopo la laurea ad Harvard e un'esperienza a dir poco illuminante di tirocinio, Bryan (Michael B. Jordan) decide di fondare un piccolo studio in Alabama con l'obiettivo di difendere chi non ha la possibilità di farlo e chi è stato ingiustamente recluso. Tra i primi casi in cui si imbatte, lavorando al fianco dell'intraprendente Eva (Brie Larson), c'è quello di Walter McMillian (Jamie Foxx), accusato di omicidio in circostanze poco chiare e condannato alla sedia elettrica.
Partiamo subito col dire come Il Diritto di Opporsi possieda quel mood tipico degli anni Novanta che riporta alla mente tutta una serie di pellicole, quali Il Momento di Uccidere o Mississippi Burning, dai temi sociali forti, sentiti e particolarmente importanti. La pellicola, firmata dal poco noto Destin Daniel Cretton, è tratta da Just Mercy: A Story of Justice and Redemption, il romanzo di memorie dello stesso Bryan Stevenson, e la base letteraria appare fondamentale ai fini della riuscita del progetto. Sono infatti numerosi gli spunti di riflessione e gli interrogativi sollevati nel corso della narrazione, al centro dei quali si trova la questione della pena di morte, inevitabilmente contornata da argomenti come il razzismo, la responsabilità civile, il coraggio, la perdita dell'identità.
Registicamente significante – l'utilizzo di determinate inquadrature piuttosto che di altre lanciano chiari messaggi simbolici (si veda per esempio lo spiraglio di cielo tra gli alberi) – e curato nei minimi dettagli, Il Diritto di Opporsi è senza alcun dubbio un film da grande pubblico, ma ciò non vuol dire che non abbia qualcosa da raccontare. E che riesca a farlo molto bene. L'emozione arriva naturale, sostenuta non solo dalla storia, indiscutibilmente potente e toccante, ma anche dalla musica che vi gioca spesso un ruolo di primo piano. Ma attenzione perché non si scade mai in quel facile sentimentalismo che potrebbe infastidire, dal momento che ogni elemento risulta dosato e finalizzato a esprimere qualcosa.
La sceneggiatura, scritta a quattro mani da Cretton e da Andrew Lanham, fa sì che i messaggi arrivino diretti, cristallini, forse talvolta un poco generalizzanti ma comunque sempre realistici, esibendo uno spaccato sociale a tratti disumano. Tra chi non vuol vedere e chi tenta di farsi sentire, chi non intende tornare sulle azioni del passato per quanto ingiuste possano essere state e chi è disposto a tutto pur di far trionfare la giustizia. La violenza, psicologica prima che fisica, pervade la pellicola ed è evidenziata da alcune particolari scene, come per esempio la perquisizione di Bryan all'arrivo in penitenziario. Certo è che quando si parla di pena capitale, il discorso appare imprescindibile vista la componente di violenza che caratterizza tale sistema giudiziario.
A dare credibilità e sostanza al tutto, ci pensano le performance dei protagonisti, assolutamente in parte, in grado di incarnare e restituire ogni gamma della sfera emozionale con estrema naturalezza. La forza del progetto consiste quindi in tutta una serie di elementi che lavorano assieme al fine di gettare luce su un meccanismo che non sempre è infallibile, anzi, e al tempo stesso di evidenziare, nonché ricordare, il ruolo e l'importanza della speranza. Il Diritto di Opporsi è un invito a non abbandonarla mai, un richiamo alla partecipazione attiva e all'abbandono di qualsiasi tipo di pregiudizio, a favore di un utilizzo migliore della propria coscienza e di una maggiore misericordia.