Il buco: da Venezia, Michelangelo Frammartino sbarca in sala, con una delle sue opere più apprezzate

Premio Speciale della Giuria alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Il buco riporta in scena, dietro la macchina da presa, Michelangelo Frammartino. Lucky Red lo distribuisce in sala dal 23 settembre 2021.

La pellicola narra le vicende di un gruppo di speleologi che, nell'agosto del 1961, si imbatte in una scoperta naturalistica di portata rivoluzionaria. Mentre il nostro Belpaese è nel pieno del boom economico – la sequenza in cui saliamo lungo il fianco di quello che sarà l'edificio più alto d'Europa, il grattacielo Pirelli, ne è l'emblema assoluto – il Meridione si prepara a un altro tipo di evoluzione. L'Altopiano del Pollino cela infatti, nel suo sottosuolo, una grotta profonda circa 700 metri, chiamata l'Abisso del Bifurto. Ed è esattamente lì che scendono i protagonisti, sotto lo sguardo incontaminato di un pastore (Nicola Lanza) della zona.

Una delle particolarità de Il buco, che non ha le fattezze di un vero e proprio film di finzione, quanto piuttosto di un'opera sperimentale, è che ha impiegato dei veri speleologi – Leonardo Zaccaro, Jacopo Elia, Luca Vinai, Denise Trombin, Mila Costi, Claudia Candusso, Giovanbattista Sauro, Federico Gregoretti, Carlos Josè Crespo, Enrico Troisi, Angelo Spadaro, Paolo Cossi – come attori.

La natura silenziosa, pura, che lo sguardo non riesce mai ad abbracciare per intero, offre uno scenario incredibilmente emozionante. Lo spettatore ci viene portato in maniera graduale, seguendo i suoi suoni, dal campanaccio di una mucca al richiamo del pastore. Il ritmo è lento, ogni gesto soppesato, così da fornire un'esperienza quasi in tempo reale. Le sensazioni cambiano quando la luce del sole scompare. Immersi nelle profondità della terra, dove è il buio a regnare, il fiato sembra venir meno. Un po' per la bellezza che ci si trova davanti, un po' per la claustrofobia inevitabile che la grotta causa. Eppure sono forse questi i momenti più suggestivi e pregnanti della pellicola.

La narrazione procede senza intoppi, lineare e piatta, sebbene la vita in superficie giunga al termine per qualcuno, a sottolineare un ciclo continuo, inarrestabile, più grande del semplice essere umano, che ne fa comunque parte.

Il buco non è probabilmente un prodotto per tutti, il pubblico di riferimento è quello più selezionato e avvezzo a un certo tipo di espressione artistica. Per chi non lo sapesse, Frammartino è infatti uno dei massimi rappresentanti di videoarte e videoinstallazioni. Il suo sguardo, le sue scelte e la sua sensibilità permeano i suoi progetti e li rendono così unici e interessanti. Al Festival di Venezia è stata una delle opere più apprezzate, accolta da un lungo e caloroso applauso, al termine della proiezione ufficiale in Sala Grande.

Il buco ha anche vinto il Premio FEDIC come Miglior Film, il Premio pellicola d’oro per il Miglior operatore e il Green Drop Award 2021. Prodotto da Marco Serrecchia, Michelangelo Frammartino, Philippe Bober, è una produzione Doppio Nodo Double Bind con Rai Cinema, in coproduzione con Société Parisienne de Production, Essential Filmproduktion con il sostegno di MIC - Direzione Generale Cinema, Eurimages, Calabria Film Commission, Regione Lazio, CNC - Aide Aux Cinémas Du Monde, Arte France Cinéma, ZDF/ART, Medienboard Berlin Brandenburg, Cinereach con la collaborazione e il patrocinio di Parco Nazionale del Pollino, Comune di San Lorenzo Bellizzi e la Società italiana di Speleologia.

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