I nostri fantasmi, quando il mix di generi funziona
Davvero una bella sorpresa il film di Alessandro Capitani, presentato alle Giornate degli Autori, durante l'ultimo Festival del Cinema di Venezia: I nostri fantasmi è infatti un abile mix di generi in cui un pizzico di horror, una buona dose di attualità e un'infarinata di dramma psicologico, si amalgamano perfettamente tra loro regalando un prodotto convincente, accattivante e toccante al tempo stesso.
La coppia Michele Riondino – Hadas Yaron funziona magicamente e Paolo Pierobon e Alessandro Haber, insieme al giovanissimo e portentoso Orlando Forte, sono la ciliegina sulla torta. Se poi a coadiuvare la regia di Capitani, entra in scena niente po' po' di meno che Daniele Ciprì come Direttore della Fotografia, il gioco è fatto, anzi, per rimanere in tema di metafore mangerecce, il pranzo è servito.
Fin dalle primissime inquadrature infatti, si percepisce qualcosa di interessante, che stuzzica l'appetito dello spettatore, incuriosito da un'ambientazione che rispecchia perfettamente i canoni del genere horror: una grande casa, un temporale e rumori sinistri che si avvicendano, facendo sussultare gli inquilini. Luci che sfarfallano, ante semi aperte, note provenienti dal pianoforte e apparizioni fugaci. Nel giro di mezz'ora, lo spettatore è decisamente turbato, la coppia sullo schermo fugge terrorizzata e gli artefici della messa in scena possono struccarsi e tirare un sospiro di sollievo.
Valerio e suo figlio Carlo vivono infatti nel sottotetto della grande casa da cui sono stati sfrattati tempo prima e che cercano di tenere per sé, ricorrendo a questi tragicomici espedienti. Ma un bel giorno arriva una giovane donna con una bambina piccola e i fantasmi che deve affrontare sono nettamente più spaventosi di quelli impersonati da padre e figlio, di cui non sembra neanche accorgersi.
Il titolo del film sembra incarnare una metafora di vita: ognuno dei protagonisti affronta infatti i propri fantasmi, siano essi la perdita di un amore, l'angoscia di un marito violento, l'assenza di amici, la ricerca infruttuosa di un lavoro, la spada di Damocle degli assistenti sociali.
Per questo motivo, lo stesso regista ha definito il suo film un fantasy neorealista: l'attualità, il rapporto padre-figlio e la crisi personale e professionale sono i punti cardine del film ed intorno ad essi lo stesso Capitani, insieme a Francesca Scialanca e Giuditta Avossa, hanno costruito una storia genuina ed empatica che punta l'attenzione su dinamiche quotidiane autentiche, dolorose e sfibranti, al fianco delle quali non mancano tuttavia momenti di distensione.
Con il suo stile suggestivo e accattivante, e grazie anche ai dialoghi briosi e realistici al tempo stesso, il film fa leva sulle ottime interpretazioni di Michele Riondino – tra i volti più rappresentativi del cinema italiano – e della bravissima attrice israeliana Hadas Yaron, apprezzata nello struggente La sposa promessa, di Rama Burshtein, con cui si aggiudicò la Coppa Volpi a Venezia nel 2012. Alessandro Haber, ormai amico di lunga data del regista, interpreta un personaggio stravagante ma tanto vero: il classico vicino impiccione e un po' Scrooge che ognuno di noi, a ben guardare, sa di avere nel proprio palazzo. E del piccolo Orlando Forte...che dire! Estremamente espressivo, convincente, dotato. Lo ha dichiarato il regista e non possiamo che condividere le sue parole: “ne sentirete parlare”. Addirittura si è lanciato spontaneamente in alcune piccole trovate sceniche, per di più con la piccola Emma, di solo un anno e mezzo.
Interessante e godibilissimo, grazie anche alla splendida colonna sonora curata da Michele Braga, I nostri fantasmi vi piacerà perché al fianco di certe strazianti dinamiche che ritroviamo ogni giorno sulle pagine dei quotidiani, c'è quel tocco di magia e di romanticismo che vi farà uscire dalla sala con il cuore più leggero. Un po' come succedeva con le vecchie commedie all'italiana, in cui il dramma si mescolava al sorriso. E ritrovarsi a sorridere, rinfrancati e battaglieri, è cosa non da poco di questi tempi, della quale non si può che essere grati a Capitani e a tutta la sua combriccola.