House of evil: orrori di casa

Come avvenuto per un po’ tutte le loro opere, è il tedesco Uwe Boll – autore, tra gli altri, di House of the dead e In the name of the king – a figurare nella produzione del quinto lungometraggio a firma di Luca Boni e Marco Ristori, dopo le divagazioni zombesche rappresentate da Eaters e dai due Zombie massacre e la parentesi fantasy di Morning star. Lungometraggio che, a quanto pare ispirato a eventi realmente accaduti e accompagnato nei titoli di testa da una rilettura al femminile della sempreverde The house of the rising sun degli Animals, s’immerge negli anni Settanta per portare in scena la coppia formata da Andrew Harwood Mills e Lucy Drive, entrambi provenienti da Zombie massacre 2: Reich of the dead. Coppia che, insieme al proprio cane, si trova a dover fare i conti in House of evil con il tanto oscuro quanto tragico passato legato alla nuova abitazione in cui va a vivere, sita nel mezzo della campagna.

Oscuro passato che emerge soprattutto grazie alla figura di un sacerdote interpretato da David White, il quale, insieme ad una Désirée Giorgetti dall’atipico capello lungo, completa il lodevole cast di vecchie conoscenze dei due cineasti, in questo caso coadiuvati da una sceneggiatura scritta dal Raffaele Picchio e dal Lorenzo Paviano ai quali si deve la loro produzione The blind king.

E, tra visioni demoniache e suonate al piano da colonna sonora retrò fornite dalle musiche di Gabriele Caselli, è evidente che sia dal vecchio cinema della paranoia sullo stile del polanskiano Rosemary’s baby – Nastro rosso a New York che attinge la oltre ora e venti di visione, costruita su lenti e tesi ritmi di narrazione proprio come avveniva in quei modelli in fotogrammi. Anche se – soprattutto nel corso della fase conclusiva – non sembra risultare assente neppure una certa influenza da parte di Amityville horror di Stuart Rosenberg e, soprattutto, da Amityville possession di Damiano Damiani all’interno di un insieme che, senza alcun dubbio, nasce sulla scia del successo di operazioni a base di case maledette e possessioni diaboliche quali L’evocazione – The conjuring e Insidious, entrambi per mano di James Wan.

Un insieme che, non privo neppure di disgustosi scarafaggi atti a disturbare la sensibilità dello spettatore, trapela in particolar modo inquietudine durante le sequenze delle passeggiate notturne... coinvolgendo senza ricorrere ad esagerazioni effettistiche e rivelandosi il più maturo e riuscito tra quelli confezionati dal duo Boni-Ristori.