Hotel Transylvania: non c’è due senza tre

Chi l’avrebbe mai detto che anche Hotel Transilvania sarebbe diventato un franchise di successo?
Gli incassi, certo, ma quello che era semplicemente un buon film d’animazione è ora una trilogia.
E questo terzo capitolo non è poi così male, anche se non può più contare su alcun “effetto sorpresa” dei mostri come protagonisti.

Dracula si sente solo senza una compagna nel suo hotel, oramai lanciatissimo, quindi la figlia lo convince a prendersi una vacanza a cui si aggregheranno tutti gli altri.
Sarà una crociera in cui il nostro eroe si innamorerà del capitano della nave, Erika, non sapendo che si tratta della nipote della sua nemesi: Van Helsing.

Il film gioca tutto su questo amore / odio tra i due protagonisti con a corollario una serie di gag dei mostri e degli altri comprimari, strizzando un occhio alla parodia di Titanic.
Tutto molto semplice, anche troppo, con battute un po’ scontate e siparietti annacquati.
Si sente molto la mancanza di vari piani narrativi in grado di catturare sia il pubblico dei giovanissimi (target dichiarato del film), che gli accompagnatori, qui condannati allo sbadiglio.

Probabilmente questa sarà la chiusura del ciclo “transilvanico” della Sony a favore di un nuovo franchise più fresco, anche se… mai dire mai.
La cosa più divertente è il Chupacabra mentre quella più spettacolare è l’animazione, curatissima e di alto livello con scene affollate da personaggi.
La moraletta finale sull’accettazione della diversità (mostri / umani), è la stessa che era presente nel film precedente, ma spacciata come novità grazie ad una mano di colore… troppo poco.

Ci piace ricordare che Dracula, nell’originale è Adam Sandler, cosa che in teoria, a chi piace, darebbe un plus valore al film… comunque in Italia l’effetto si perde per il doppiaggio