Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick
Soffiaaaaa!
Un po’ come l’urlo, “Cadeeee!!!” dei boscaioli, questa è una di quelle frasi che definiscono una professione: il baleniere.
Nantucket, prima metà del XIX secolo, la caccia alla balena è nel suo apogeo visto che il suo olio è uno dei beni più ricercati nel pieno della rivoluzione industriale (e ancora non c’è il petrolio).
La storia è quella di due uomini per una sola sella. Il capitano George Pollard e il primo ufficiale Owen Chase, che sulla baleniera Essex si troveranno a dover gestire la reciproca antipatia pur di completare il carico richiesto dagli armatori.
La caccia alle balene, sempre più difficile per la scarsità di prede, li porterà al largo del Pacifico dove un enorme capodoglio albino affonderà la loro nave. Sperduti a 2.000 migli marine dalla costa e con sole 3 scialuppe d salvataggio, i marinai dovranno cerca re di sopravvivere per poter rivedere casa.
Tutto questo narrato per bocca del mozzo Nickerson alle avide orecchie di Herman Melville, che ne trarrà spunto per il suo più famoso romanzo, l’opera epica “Moby Dick”.
Ron Howard riesce così a catturare la sua balena bianca: girare “Moby Dick”, senza girare Moby Dick, e quindi libero dai legacci narrativi di un’opera così “pesante”.
Certo la storia non è quella di Achab e di un’ossessione, ma piuttosto quella di un mostro marino che non è disposto a piegarsi al volere di uomini che si sentono padroni dell’universo.
Fatti ad immagine e somiglianza di Dio e con il dovere di dominare il globo, dovranno invece confrontarsi con la potenza della natura e la loro piccolezza di fronte al’infinito, così da purgarsi della loro arroganza (farebbe bene anche a molti nostri contemporanei).
Questa costruzione consente un approccio molto più orientato a un pubblico, abituato ad una continua spettacolarizzazione e semplificazione, che oggi difficilmente digerirebbe certi dogmi del romanzo di Melville.
La ricostruzione della Nantucket ottocentesca e del duello della Essex con i cetacei è splendida (e il 3D non serviva). I protagonisti notevoli, con il guascone Hemsworth (abituato a brandire armi bianche) che si contrappone all’ombroso Walker (già avvezzo ai climi dell’epoca e ai mostri improponibili). D’altronde Ron Howard è ormai un veterano del mestiere a cui si può giusto rimproverare un eccesso di melassa in alcune sue opere, e anche questa nel finale non ne è scevra.
La parte del naufragio è forse la più debole, un po’ lunga e decisamente simile all’Unbroken della Jolie (anche se li i giorni erano la metà), ma nel complesso resta una grande opera d’intrattenimento.