Halloween: Back in town
Ci siamo... 40 anni dall'uscita e ben 9 (!) sequel e ora? Un bel colpo di spugna, con lo stesso Carpenter alla produzione, per cancellare tutto quello che è venuto dopo il primo film e ricominciare da zero, quarant'anni dopo.
L'idea è semplice, quindi, farci vedere cosa ne è stato dei personaggi cult di quel film dopo quarant'anni.
Laurie era una ragazzina vittima di shock che, ovviamente, non è stata aiutata da nessuno a superare il trauma ed oggi è una paranoica invasata che continua a considerare Michael Myers una minaccia nonostante sia sotto chiave... per ora.
La figlia Karen non è da meno, essendo cresciuta con quest'ombra persistente.
Ora è il turno di Allyson, la nipote di Laurie, di crescere con la minaccia dell'uomo in maschera.
David Gordon Green è alla regia, sotto l'occhio vigile di Carpenter, di questo episodio fondamentale per la saga. L'intento è quello di omaggiare mantenendo fermamente l'idea iniziale di un Mike Meyers come impersonificazione del male.
Michael Myers è un assassino implacabile, freddo e asettico. Non ha dietrologie, né motivazioni diverse dalle semplice voglia di uccidere.
Il film non è truculento come alcune delle ultime produzioni, pur mantenendo una certa spettacolarità nella messa in scena degli omicidi. Rivedere Jamie Lee scatenarsi per salvarsi la vita è uno dei più piacevoli deja-vù degli ultimi tempi.
Ma anche l'effetto "specchio" che vede la nipote vivere le stesse esperienze della nonna, è una costruzione narrativa molto interessante.
E' chiaro che Green si è mosso con molta attenzione, avendo anche accanto il creatore e la protagonista iniziali, cercando di non esagerare e di mantenere l'idea originaria.
Halloween è il classico film di paura con cui iniziare ad entrare nel genere senza il rischio di esserne travolti.
Una bella confezione per una storia sempre interessante e una protagonista senza tempo.