Guardiani della Galassia - Vol 2
Paganini non ripete!
E se pensiamo anche alla musica del primo film sui Guardiani della Galassia, siamo decisamente in tema, e invece...
Il secondo episodio, ormai libero da ogni freno e scrupolo, spinge forte sull'acceleratore e ci catapulta su un lisergico pianeta a cavallo tra gli anni '60 e '70 che altri non è che Ego, un celestiale (ben più brutto nella sua forma fumettistica) con le fattezze di "sua maestà" Kurt Russell.
Vederlo "surfare" sulla sua astronave annientando un'intera flotta aliena sulle note di Mr. Blue Sky, è un gioia per gli occhi.
Ma questo non basta... Paganini non ripete!
I Guardiani diventano così, più che altro per colpa di Starlord e Rocket, una pedina in un gioco ben più grande di loro. Braccati dai Sovereign a cui hanno rubato delle preziose batterie, incalzati da Nebula in perenne ricerca di vendetta, con i Ravagers coinvolti in vari traffici ed Hondu in disgrazia, il pianeta vivente Ego sembra essere l'unico approdo sicuro...
James Gunn mette in campo altri personaggi di portata "cosmica", conscio che il super evento degli Avengers è alle porte, ma fatica nel ricreare la magia nell'alchimia dei Guardiani stessi. I personaggi acquistano spessore e background, continuano a spararsi battute e raffica, ma facendo questi passi di crescita, perdono qualcosa della loro ingenuità iniziale.
Di contro alcuni comprimari, come Yondu o Nebula, diventano personaggi a tutto tondo.
Gli unici che restano un po' inutili sullo sfondo sono i villain, praticamente strumenti funzionali alla creazione della storia... Ego su tutti.
Le trame si moltiplicano per poi, ovviamente, congiungersi nella catarsi finale, ma c'è tanta, forse troppa carne al fuoco.
Poi però appare Sly che fa il capo dei Ravagers, e ti rendi conto che non è il solo e che c'è uno spazio per qualcosa di veramente grosso per il terzo capitolo.
E allora perché ci piace, oltre che per la musica, ovvio...
Perché alla fine è così "camp" che non può non affascinare, perché tutto il suo stile retrò porta avanti l'operazione nostalgia del primo film con dei titoli da cineteca, perché loro alla fine fanno ridere e ci può scappare anche la lacrimuccia e poi si esce, nonostante la durata, con un bel sorriso stampato in faccia... scusate se è poco.