Grotto
Prendiamo cinque ragazzini con i volti del Christian Roberto proveniente dal piccolo schermo e degli esordienti Samuele Biscossi, Iris Caporuscio, Leonardo Similaro e Gabriele Fiore ed immergiamoli in una situazione destinata a partire dalla prova di coraggio che uno di essi è costretto a superare per poter entrare a far parte del gruppo: rubare un teschio da una chiesa abbandonata.
Situazione che non può fare a meno di richiamare alla memoria tante avventure d’oltreoceano su celluloide che hanno accompagnato l’infanzia dei giovanissimi spettatori degli anni Ottanta e che, dal momento in cui l’iniziato in questione finisce risucchiato da una voragine apertasi nel pavimento, è impossibile non accostare almeno un minimo a quanto visto nell’indimenticabile I Goonies (1985) di Richard Donner.
Perché, pur non essendo presenti né antichissimi velieri di pirati in possesso di preziosissimi tesori, né bande di criminali pronte a correre dietro ai piccoli protagonisti, è in un complesso di grotte sotterranee che si ritrovano catapultati questi ultimi, presto affiancati da una buffa creatura denominata Grotto – che si esprime solo attraverso suoni gutturali – e destinati ad impegnarsi a trovare una via d’uscita dopo aver constatato l’impossibilità di poter tornare indietro.
Complesso che, in realtà, altro non è che quello delle Grotte di Frasassi, nelle Marche, il quale si ritrova a dover fare da affascinante scenografia naturale alla oltre ora e mezza di visione che, al di là del tipico soggetto da film d’intrattenimento, intende delineare allegoricamente un percorso umano volto a sfociare nella conquista dell’amicizia.
È infatti questo l’aspetto che maggiormente bisogna tenere in considerazione del debutto alla regia della produttrice e sceneggiatrice televisiva Micol Pallucca, tutt’altro che disprezzabile per quanto riguarda la fotografia del belga Maxime Alexandre (Le colline hanno gli occhi e Riflessi di paura nel curriculum) e la resa dell’essere del titolo – simile ad una stalagmite – concepito dal gruppo di creativi di Chromatica, ma che lascia piuttosto a desiderare in fatto di coinvolgimento emotivo, complice l’estremamente lenta narrazione.
Quindi, il pubblico degli adulti tende per lo più ad annoiarsi, mentre quello che ancora è sui banchi delle scuole elementari può tranquillamente individuarvi sia occasioni di divertimento che un’esperienza didattica.