Goodnight mommy
Una delle primissime immagini mostra i due fratelli gemelli di dieci anni Lukas ed Elias – ovvero Lucas Ed Elia Schwarz – impegnati a correre in mezzo a coltivazioni di grano che richiamano quasi alla memoria l’universo rurale di determinati incubi su carta partoriti da Stephen King.
Ma qui non c’è spazio per orrori giovanili della provincia americana, perché, con la produzione curata dall’austriaco Ulrich Seidl, autore del chiacchieratissimo Canicola (2001), al timone di regia abbiamo Veronika Franz e Severin Fiala, entrambi al loro primo lungometraggio.
Lungometraggio che, tra laghi e distese di verde, guarda non poco ad un certo gelido clima tipico di Michael Haneke e del suo Funny games (1997) nell’inscenare i due ragazzini presi a fare prigioniera in casa la loro madre, reduce da un intervento di chirurgia plastica e ancora con il viso coperto da fasciature.
Perché, incarnata da Susanne Wuest, la donna non sembrerebbe più essere la stessa di prima, presa a rivolgere maggiori attenzioni ad un figlio piuttosto che all’altro e desiderosa di silenzio assoluto, di non avere visite da esterni e di tenere chiuse le tende per evitare l’esposizione alla luce.
Un comportamento che, appunto, insospettisce la piccola coppia, destinata a rivelarsi sempre più diabolica nell’interrogarla per sapere dove si trovi la loro vera genitrice; man mano che prende forma un horror psicologico volto a coinvolgere anche un sacrestano e un sacerdote e che non manca neppure di un disgustoso momento proto-Creepshow (1982) con blatte che escono dall’interno di un corpo.
Horror psicologico non distante dal cinema dell’M. Night Shyamalan autore di The sixth sense – Il sesto senso (1999) nel costruire la lenta attesa finalizzata ad accompagnare progressivamente verso l’epilogo a sorpresa; in questo caso non prima, però, che l’insieme arrivi a sfiorare i connotati del torture porn.
Non a caso, sono diverse le violenze subite dalla protagonista (soprattutto sulla bocca) che precedono il crudissimo e spietato finale di un duplice esordio non eccelso e piuttosto freddo, ma non disprezzabile per la sua maniera originale di rappresentare su schermo la destabilizzazione e conseguente distruzione della famiglia.