Golpe Capitale – trame e corruzioni di una moderna e assurda anti-Politica capitolina
Francesco Cordio, classe 1971, già largamente apprezzato per l’acuta osservazione di spaccati socio-culturali dei precedenti lavori (in particolare Lo Stato della follia del 2013 – documentario che indagava nei meandri bui e obliati degli OPG, più comunemente noti come manicomi criminali) torna al cinema per occuparsi ancora una volta di temi scottanti della nostra attualità. Stavolta al centro dell’indagine documentaristica di Cordio ci sono la politica, il ‘caso’ Ignazio Marino (il sindaco in bicicletta) e il così ribattezzato Golpe Capitale. Cordio ripercorre i ventotto mesi dell’amministrazione capitolina del sindaco Marino tracciando e rintracciando la linea di complotti e sotterfugi secondo cui il chirurgo prestato a sindaco sarebbe stato letteralmente ‘fatto fuori’ dalla sua stessa squadra e dunque rimpatriato al suo mestiere d’origine in quel di Philadelphia, come un Ulisse di ritorno alla sua Itaca. Golpe Capitale narra dunque le vicissitudini (o meglio imprese ostacolate) del tortuoso viaggio di Marino a sindaco di Roma: un viaggio alimentato dalla voglia di apportare una vera rivoluzione politico-amministrativa ma anche un viaggio che infine si è rivelato costellato soprattutto di intrighi, e inciampi.
Con Golpe Capitale Cordio traccia consapevolmente una netta linea di confine tra due mondi: da un lato i problemi non risolti e sempre più ingenti di una metropoli affossata da un susseguirsi di male gestioni e da un filo rosso di corruzione trasversale che la affogano in condizioni sempre più gravose (dovute a urbanizzazione selvaggia, organizzazioni mafiose che operano specialmente nel territorio del litorale, politiche abitative e logistiche a dir poco inappropriate) e dall’altro, invece, le piccole manovre messe in atto per condurre al macero la credibilità di una figura pubblica per qualche ragione ‘non voluta’, e ridicolizzarne di conseguenza il suo intero operato, utilizzando la potente arma dei mass media a proprio favore. Fra tutti: lo ‘strano’ episodio della Panda Rossa e dei divieti di circolazione nel centro città e il famoso caso degli scontrini.
Dubbie verità e presunte bugie si confrontano in Golpe Capitale, un docu film che (al pari delle altre opere del regista) appare accorto, profondo, animato da una sana voglia di ricerca della verità, e popolato dai tanti spettri che animano la nostra attuale politica. Molte le prove, le testimonianze e le voci da cui emerge il profilo sconcertante e mortificante di una politica sempre meno politica, affiancata da un sistema mediatico che non sempre opera per la ricerca del vero. Il tutto in un mondo generalmente più interessato agli aneddoti che alle grandi questioni dei nostri tempi, e luoghi. Infine, un’opera che non può non essere di parte perché impiega tutti i tasselli della sua tesi per ripercorrere vicende e momenti ben precisi, evoluzioni che hanno una chiara connotazione umana e politica, utilizzando la stessa voce del protagonista Marino ma anche quelle autorevoli di tanti altri ‘testimoni’ che per un motivo o per un altro sono stati interessati dai fatti narrati. Tra questi: Federica Angeli, giornalista del quotidiano la Repubblica, costretta a vivere sotto scorta per via del suo impegno alla lotta contro la criminalità del litorale romano. Il magistrato Gian Carlo Caselli. Roberto Tricarico, ex capo gabinetto del Sindaco Ignazio Marino. L’architetto Giovanni Caudo, ex assessore all’urbanistica della Giunta Marino, attualmente Professore di Urbanistica presso l’Università degli Studi di Roma Tre. Francesca Danese, ex assessore al welfare e politiche sociali della Giunta Marino, oggi Portavoce Forum Terzo Settore. Loredana Granieri, ex capo staff Assessore Cattoi della Giunta Marino. Francesco Luna, giornalista e blogger per Il Giorno e l’AGI. Massimiliano Tonelli, giornalista e direttore di Artribune e co-fondatore del blog Roma fa schifo. Lila Yawn, Professore di Storia dell’Arte presso la John Cabot University.
Un caso certamente complesso, più umano che politico, e che sopra ogni cosa mostra attraverso la parabola del Marino sindaco i molti limiti e le molte controversie legate alla gestione delle nostre ‘cose pubbliche’, il tutto raccordato in una ricostruzione alimentata da un certo rigore e una buona dose di valide argomentazioni .