Gli uomini d'oro o, gli uomini di pirite
Possiamo fare film “seri”, è ufficiale. Vincenzo Alfieri si prodiga in tal senso mettendo in scena il più fascinoso dei teatrini: il colpo grosso.
Tutti sognano di potersi impossessare con destrezza di una somma e buttarsi a pancia all’aria al mare in una località senza estradizione, ce lo raccontava anche Salvatores anni fa in Puerto Escondido.
Alvise e Luigi, due impiegati portavalori delle poste hanno i loro demoni a perseguitarli, ma hanno anche l’opportunità di mettere le mani sul malloppo che tutti i giorni trasportano tra i vari uffici. Sogni, problemi di tutti i giorni o semplicemente l’esser trascinati dentro, poco importa, quello che conta è che si può cambiare la vita. Certo se sei un ordinario travet, devi fare i conti anche con delle conoscenze non proprio del tuo giro per scappare senza lasciare tracce.
Un fine meccanismo ad orologeria in stile Ocean’s Eleven non sarà però nelle corde dei nostri italici banditi, perché nessun mestiere si può improvvisare.
La sorpresa maggiore del film viene dai protagonisti, non esattamente gli attori drammatici che ti aspetteresti, anzi tutt’altro. Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli sono due volti della commedia più basica dello Stivale. Edoardo Leo e Gian Marco Tognazzi un po’ più versatili, ma anche loro sbilanciati sul lato comico.
Beh questi 4 sono i veri uomini d’oro che riescono a restituirci quattro notevoli personaggi “neri”, soprattutto Morelli.
La vera domanda è perché loro, ma effettivamente levati i “mucciniani mostri sacri” (e costosi) del cinema italiano non è che abbiamo delle seconde linee. Anni e anni di commedie (di dubbio valore) hanno creato una sorta di buco generazionale per cui la scelta che abbiamo è giocoforza difficile.
Un film ambientato nel ’96 che risulta estremamente attuale visti i sogni pensionistici infranti e la sempre maggior ricerca di scorciatoie a dispetto del lavoro vero, forse anche perché è sempre più difficile pensare di riuscire in una “scalata sociale” in un mondo dove la base povera continua ad allargarsi e non siamo più nemmeno una piramide, ma una sorta di parallelepipedo largo e basso con un bastoncino piantato sopra