Glass, Shyamalan e la sua visione dei Supereroi
Era il lontano 1999 quando Manoj Night Shyamalan presentò sul grande schermo Il Sesto Senso, e fu subito capolavoro. Da allora fino al 2006 la sua fama rimase invariata grazie a film quali Unbreakable - Il predestinato (2000), Signs (2002) e The Village (2004), poi, purtroppo, il suo successo si sciolse come neve al sole. Già, se fino al 2004, seppur con alti e bassi, la carriera del regista statunitense di origini indiane era stata costellata infatti da svariate Nomination agli Oscar e ad altri importanti premi, nel 2006 tutto cambierà perché le candidature continueranno sì ad arrivare, ma saranno quelle per i Razzie Awards: i ‘lamponi dorati’ assegnati ai peggiori attori, film, sceneggiatori, registi e via dicendo. Lady in the water (2006), ispirato a una fiaba scritta dal regista per le figlie, è il primo titolo del “poker della débacle”, a cui seguiranno E venne il giorno (2008), L'ultimo dominatore dell'aria (2010) e After Earth (2013). Nel giro di sette anni Manoj Night rischiò di vedersi consegnare, anche se non direttamente in mano, ben 15 Razzie... per sua fortuna, di lavori inguardabili in quel settenario se ne produssero molti, e il numero dei ‘Golden Raspberry’ da lui vinti si fermò a quota 6.
Ma, come in tutte le più belle storie a lieto fine, nel 2015 il ‘Re del twist ending’ risorse a nuova vita con The Visit, film che incassò 98 milioni di dollari a fronte dei 5 spesi. Shyamalan era dunque tornato sia alle origini, utilizzando budget limitati in ricordo dei bei vecchi tempi, che nell’Olimpo dei grandi registi. Eppure, i suoi numerosi detrattori continuarono a criticarlo anche nel 2016, quando sul grande schermo uscì il suo 13° lavoro, Split: affascinante, perturbante e terribile viaggio nella psiche alterata e frammentata dello psicopatico Kevin Wendell Crumb. È forse quindi inutile dire quanto siano state alte le aspettative per Glass, ultimo capitolo di una sorta di trilogia dedicata ai supereroi che riunisce i due personaggi chiave di Unbreakable - Il predestinato (l’indistruttibile David Dunn ed Elijah Price, talmente fragile da essere soprannominato l’uomo di vetro) e Kevin Wendell Crumb, l’indiscusso protagonista dalle 23 personalità di Split: spiace dirlo, ma il risultato di questa operazione convince solo a metà.
A seguito di uno scontro vis-à-vis, David Dunn (Bruce Willis) e Kevin Crumb (James McAvoy) vengono rinchiusi in un ospedale psichiatrico che già accoglie Elijah Price (Samuel L. Jackson). La dottoressa Ellie Staple (Sarah Paulson), che si prende cura dei tre nuovi ‘ospiti’, li ritiene affetti da una forma acuta di megalomania che li spinge a credere di possedere poteri sovrannaturali…
Ciò che qui preme a Shyamalan è focalizzarsi sulla propria idea di ‘Supereroe’, che per lui non è quello con la tutina dell’universo dei cinecomic, bensì un individuo che si muove e agisce nel mondo reale, nel bene e nel male, senza bisogno di armi galattiche o mise all’ultimo grido. Ed è in questa accorata disamina da parte del filmmaker che l'opera mostra grandi limiti. L’inutile verbosità e gli insopportabili ‘spiegoni’, presenti per gran parte del film, innervosiscono e creano una distanza siderale tra pubblico in sala e protagonisti. Le tre figure principali soccombono infatti sotto il peso delle parole della dottoressa Staple, talmente in eccesso da far loro perdere quel magnetismo che li aveva resi indimenticabili nei film precedenti e che ogni spettatore si augurava di ritrovare. Se poi a tutto ciò si aggiungono alcuni dialoghi ridondanti e poco lineari, beh, non c’è da stare così allegri.
In effetti, il problema di Glass risiede essenzialmente in una sceneggiatura zoppicante per non dire confusa, e nonostante Shyamalan confermi qui tanto l'indubbia bravura nel dirigere, quanto il polso fermo dietro la macchina da presa, l’esito è quello di un film privo della magnifica inquietudine e della crescente tensione a cui il regista ci ha da sempre abituati.
Va comunque detto che in Glass non mancano ottime trovate, interpreti impeccabili, una splendida fotografia e una visione particolare degli eroi e dei loro antagonisti. Viene da chiedersi se questa volta Shyamalan riuscirà a soddisfare appieno i suoi fans o se vedrà aumentare la già nutrita schiera dei suoi detrattori: lo sapremo a breve!