Ghost in the Shell
Nel 1989 un autore geniale, Masamune Shirow, pubblicava un manga che si ispirava al mondo che William Gibson stava tratteggiando dai tempi di "Johnny Mnemonic" e "Giù nel Cyberspazio": "Ghost in the Shell".
L'opera è rivoluzionaria, non tanto per la sua ambientazione futuristica, che può ricordare quella del Blade Runner cinematografico,, ma soprattutto per quella in cui le macchine possono raggiungere un'autocoscienza ed evolversi fino a diventare più di esseri umani e superare le 3 leggi della robotica che Asimov aveva sancito decenni prima.
Per Shirow la mente, l'anima (da lui definita "ghost") è come un programma e quindi può essere hackerata.
Inutile dire che molti ritengono che i fratelli Wachowski (o dovremmo dire le sorelle ormai) abbiano preso più che sempice ispirazione da questo mondo per il loro Matrix.
Il fumetto fu un grande successo dunque, ma anche l'anime che ne fu tratto nel 1995 (sempre prima di Matrix se avete qualche dubbio) è considerato un vero cult, tanto che da li è partita tutta una serie di spin off che vanno avanti ancora oggi.
Hollywood ne ha tratto un film ora, appena quasi trent'anni dopo, con protagonista Scarlett Johansson nei panni del Maggiore/Motoko.
In un mondo a qualche decennio da oggi, tutto è governato da grandi corporazioni e l'umanità vive in città-alveare.
Tutti quelli che possono permetterselo si potenziano con innesti cibernetici ed upgrade vari, ma l vero passo avanti che ancora nessuno è riuscito a compiere è trasportare la propria anima (ghost) in un corpo robotico, almeno fino ad ora, fino al Maggiore Mira Killian.
A fronte di questo passo, però ci si trova a doversi difendere da un misterioso hacker, in grado di entrare dentro la mente di chiunque abbia innesti cibernetici: The Puppet Master.
Il Maggior è l'unica in grado di cercare di bloccare l'hacker, grazie alle sue particolari capacità...
L'attesa sul film è notevolissima e non sarà assolutamente tradita. La ricostruzione del mondo futuro è spettacolare, anche senza il 3D, e la cura nel trasporre i personaggi maniacale. Abbiamo anche la chicca di Takeshi Kitano a capo della Sezione 9.
La scelta di un quasi esordiente, Rupert Sanders, per la regia è stata coraggiosa, ma forse ha permesso si dare un tocco più visionario all'opera.
La Johansson, nonostante la fisicità acquisita nei panni della Vedova Nera, non sembra essere poi la scelta ideale per la protagonista, ma con il suo mestiere ci leva ogni dubbio. Michael Pitt , invece si adatta perfettamente a Kuze.
Nel complesso il film è coinvolgente e, per chi non ha alcuna familiarità con l'opera di Shirow, addirittura sorprendente. Lasciatevi trasportare da questo viaggio incredibile ideato 6 lustri fa da un uomo visionario.