Gerard Butler, memorie di un padre di famiglia
L'esordio alla regia di Mark Williams, meglio noto come produttore tra gli altri di The Accountant e Flawless, si inserisce perfettamente nel campionario di film “estivi”, quelli ben confezionati e anche ben recitati, che tuttavia non conferiscono grandi slanci al genere di cui fanno parte, in questo caso il dramma.
Ambientato nella splendida Chicago, Quando un padre racconta infatti la storia di Dane Jensen, scaltro cacciatore di teste che ritiene di supportare la sua famiglia unicamente facendo soldi e lavorando settanta ore a settimana. Trascorre poco tempo con i suoi tre figli, si accontenta di fare l'amore con la moglie una volta a settimana, non si cruccia se perde la serata di Halloween con annesso giro di dolcetto o scherzetto e così via. Per lui conta solo "vincere il mese" e intascare poderose percentuali con cui pagare macchina, casa, vacanze e tutto ciò che, secondo lui, rende felice la sua famiglia.
Solo l'improvvisa malattia del figlio grande Ryan, lo porta a confrontarsi con il suo stile di vita e a riscoprire le vere priorità del suo essere marito e padre di famiglia.
Argomento non certo nuovo - vedi per esempio Quello che so dell'amore, del nostro Gabriele Muccino, in cui lo stesso Butler, dopo essere passato da Uma Thurman a Catherine Zeta Jones, passando per Jessica Biel, capiva finalmente che suo figlio era la cosa più importante - ma che funziona sempre perché, diciamocelo, per come sta andando il mondo, rinfrescare la memoria a tutti quei papà dediti unicamente a lavoro e quattrini, che relegano la famiglia in secondo piano, non è una cattiva idea.
Se poi a condire la sceneggiatura intervengono attori del calibro di Willem Dafoe, Gretchen Mol e Alfred Molina, e se come ciliegina sulla torta troviamo un intenso omaggio alla città di Chicago e al superbo architetto Frank Lloyd Wright, il prodotto completo acquista numerosi punti, e poco importa che la tematica sia già stata affrontata nel corso di anni e anni di cinema.
Butler regge il confronto con un ruolo drammatico che il produttore Craig Flores aveva già avuto modo di apprezzare nel film indipendente intitolato Dear Frankie e che l'attore ha qui rivisitato. Il cast di supporto appare validissimo fin dalle prime battute e chi colpisce per la grazia e l'intensità con cui ha dato vita al suo personaggio è il giovanissimo Max Jenkins - per la prima volta sullo schermo - scelto dopo aver visionato centinaia di provini.
Prodotto ben confezionato, si diceva, perché l'occhio di Williams, produttore che istintivamente mira a soddisfare il gusto del pubblico, ha puntato su una location accattivante, un cast di grandi nomi Hollywoodiani ed una serie di tematiche sempre attuali, prime fra tutte l'equilibrio tra lavoro e famiglia, le dinamiche tra moglie e marito, la lealtà ed il rapporto padre-figlio.
Ingredienti vincenti che, uniti ad una valida colonna sonora fatta di musica elettronica ispirata a Brian Eno per i momenti frenetici della vita di Dane, e di archi dal suono malinconico per il dramma che improvvisamente colpisce il protagonista, e ad una fotografia che supporta finemente la narrazione, fanno di Quando un padre un film dallo svolgimento sì prevedibile ma non per questo di minore portata e interesse. Osserviamo attenti e curiosi lo svolgersi delle vicende tra l'ufficio di Dane, la stanza di ospedale e la sua grande casa, sospiriamo con lui e con sua moglie Elyse, proviamo empatia per i vari personaggi, ognuno alle prese con le proprie vicissitudini interiori. Non è certo il film dell'anno, sia chiaro, ma si guarda con piacere.
I genitori che vedranno questo film faranno bene a munirsi di fazzoletti, per tutti gli altri basteranno una bibita fresca e un bel barattolo di pop corn.