Festa del Cinema di Roma: The Hungry, Shakespeare in salsa curry
Bornila Chatterjee riscrive il Titus Andonicus di William Shakespeare, condendolo in salsa curry.
Siamo infatti a Nuova Dheli dove il dramma shakespeariano rivive nel tentativo di vendetta messo in atto da Tulsa, promessa sposa al figlio di un losco imprenditore indiano, il cui figlio era stato trucidato dallo stesso futuro genero qualche mese prima, perché aveva scopeto i loschi affari del magnate. Vendetta e tradimenti si alternano nella narrazione di un film che sfrutta appieno i colori e le atmosfere di una terra misteriosa anche quando urbanizzata, anche quando caratterizzata da tablet e smartphone.
Ma non è solo la vendetta il piatto forte di questo film. In The Hungry, gli affamati, è la rapacità di un mondo che fa del profitto l’unico Dio da adorare, anche in un Paese come l’India, che fa della spiritualità una delle sue caratteristiche fondanti, un altro dei temi che compongono il menù proposto dalla regista. E non a caso, abbiamo parlato di menù. Pranzi, cene, banchetti riempiono molte delle sequenze di questa opera, (lo stesso magnate è un raffinato cuoco) tanto da suscitare, in alcuni momenti, delle suggestioni Greenawaiane; il Peter Greenaway di Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, per intenderci.
Il film, insomma, scava nella profondità delle bassezze umane, sfruttando come ovvio, la grandezza dell’opera teatrale al quale si ispira. Trova i suoi limiti nel rimanere irretito da alcune istanze moderniste che rendono piatto lo sfondo ambientale. Una scelta stilistica , a mio parere, non convincente.
La scena finale, però, con un piccolo gregge di capre nere che brucano tra i resti del banchetto nuziale, vale l’impegno di vederlo fino alla fine.