Festa del Cinema di Roma: Maria by Callas, un dono pregiato per gli amanti della musica

Sono 113 minuti di apnea quelli che trascorrerete vedendo il documentario di Tom Volf dedicato a Maria Callas. Perché resterete senza respiro ascoltando al cinema le arie cantate dalla soprano nata a New York – di cui rivendica la natalità – ma che a tutti gli effetti possiamo considerare cittadina del mondo – per le sue origini greche di cui prenderà la nazionalità, per la Francia scelta come patria di adozione e dove morirà a soli 53 anni, per l’Italia ed il suo controverso rapporto con il nostro Paese, amato per la lingua che artisticamente l’ha resa celebre, per gli autori – in particolare Donizetti, Rossini e Bellini che amava sopra ogni altra cosa – ma che le dette la prima grande delusione della carriera quando, all’Opera di Roma, dovette sospendere lo spettacolo per una bronchite, sospensione che i media dell’epoca non le perdonarono.

Tom Volf, confeziona un regalo pregiato per i fan di Maria e per gli amanti della musica tutti. Lo fa accostandosi alla Diva con rispetto e riguardo, comprendendo che è sufficiente farla parlare e, soprattutto, farla cantare per far arrivare al pubblico, anche a quello più giovane il cui nome “Callas” fino ad oggi diceva poco, l’immagine di  un’artista completa, baciata sì da un talento innato, ma che impegno, lavoro e dedizione hanno fatto diventare unica.

Il regista e scrittore si “limita” a proporre brani di diverse interviste tenute dalla Callas, intervallate da alcune delle arie che più l’hanno resa famosa, e da stralci di alcune delle sue lettere, il tutto sempre con il primo piano di lei, i cui occhi grandi come oceani prevalgono, addolcendo le asprezze di un volto non bello ma come pochi espressivo ed intenso. Il risultato è un mix esplosivo che fa  esplodere emozioni e commozioni.

La Callas parla di tutto. Della sua infanzia, della famiglia tradizionalista, della madre prima artefice della sua carriera, della sua maestra di canto (Elvira de Hidalgo, peraltro,  l’unica altra voce che sentiamo, oltre quella di Pier Paolo Pasolini che racconta la Callas attrice) , dei suoi successi e delle sue sconfitte, del suo essere donna, artista superlativa, nella quale però permane il dubbio  se non avesse forse preferito realizzarsi come madre, del suo unico grande amore, Aristotele Onassis, rapporto controverso che tanta felicità afferma di averle dato ma anche tanta delusione e rabbia.

Maria e la Callas, una dicotomia che lei stessa afferma di riconoscere in se stessa,  convissero durante tutta la sua vita e la sua carriera; un dissidio che la accompagnò fino all’ultimo giorno e che probabilmente fu il colore dominante di quella vena malinconica che le caratterizzava lo sguardo anche nei momenti più felici.