Festa del Cinema di Roma: Cuernavaca, lento melodramma in salsa messicana

Cuernavaca, opera prima scritta e diretta dal regista messicano Alejandro Andrade Pease, presentata nella selezione ufficiale alla XII°Festa del Cinema di Roma, narra la triste storia di Andy, un bambino di 7 anni solitario e timido che vedrà la sua vita stravolta in un istante. A causa dell’improvvisa morte della madre, e con un padre lontano e sempre assente, Andy sarà infatti costretto a lasciare Città del Messico per trasferirsi a Cuernavaca nella grande villa della fino ad allora sconosciuta nonna, una donna fredda e dispotica. Catapultato in un ambiente nuovo e poco accogliente dove l’affetto parrebbe essere un inutile optional, il ragazzino vivrà nella speranza di poter riabbracciare suo padre…

Cuernavaca, spiace dirlo, purtroppo non colpisce né emoziona. Più melodramma che dramma, il film di Andrade si avvicina pericolosamente al prodotto televisivo della telenovela che tanto appassiona una gran fetta di pubblico latinoamericano. Ritmo lento, e metafore oniriche tanto superflue quanto incomprensibili accompagnano una sceneggiatura che si perde in mille diverse traiettorie senza mai arrivare al dunque, costringendo lo spettatore a osservare con distacco una narrazione noiosa, priva di solida struttura. E’ un vero peccato dover constatare che il cineasta non abbia saputo creare nessuna empatia tra pubblico e protagonista principale, nonostante gli ingredienti per realizzare un racconto toccante e non necessariamente banale vi fossero tutti.

Girato nel 2015, il film si avvale sia del lavoro di attori ‘presi dalla strada’, come sottolineato in varie occasioni dal regista stesso, che di quello di interpreti professionisti, quali Carmen Maura (perfetta nel ruolo della nonna autoritaria e anaffettiva) e Mosés Arizmendis. Va però riconosciuto che il mix del cast artistico, in cui spicca il talentuoso Emilio Puente nei panni di Andy, funziona a meraviglia, anche se ciò non è sufficiente a risollevare le sorti di un lungometraggio decisamente poco riuscito.

Assistere alla proiezione di Cuernavaca è un po’ come non essere capaci di trovare l’uscita da un parcheggio di un centro commerciale… un’esperienza di cui tutto sommato si farebbe volentieri a meno.