Festa del Cinema di Roma: Addio fottuti musi verdi, alienazione da precariato
Succede tutto in America perché gli alieni sono comunisti?
È più facile trovare lavoro in Italia o nello spazio?
Con un incipit da space opera che richiama inevitabilmente alla memoria la serie Alien, ci risponde il napoletano Francesco Capaldo – ma sotto pseudonimo Francesco Ebbasta – attraverso Addio fottuti musi verdi, approdo sul grande schermo per la sua combriccola comica dei The Jackal, fondata nel 2005 e di cui è regista e direttore artistico. Approdo sul grande schermo che, un po’ come avvenuto nel 2016 in The Pills: Sempre meglio che lavorare di Luca Vecchi, racchiude il proprio succo nella realtà del precariato tricolore d’inizio terzo millennio, spostandola, però, in ambito fantascientifico abbondantemente condito d’ironia.
Infatti, ne è protagonista il superqualificato grafico pubblicitario Ciro, che, interpretato da Ciro Priello e specializzato in delusioni e porte in faccia, decide addirittura di partecipare ad un concorso e di inviare il proprio curriculum agli extraterrestri; ricevendo inaspettatamente una risposta e dando il via, di conseguenza, ad un’odissea consumata nello spazio e sulla Terra. Odissea in cui viene affiancato dagli inseparabili amici Matilda e Fabio, ovvero la Beatrice Arnera di Non c’è campo e Fabio Balsamo, e nel corso della quale fa conoscenza con Brandon, glaciale manager a capo degli esseri spaziali, dal volto del Roberto Zibetti di Non ho sonno.
Odissea volta a ribadire che non bisogna mai perdere l’ottimismo e che, tra stagista invisibile, grottesca tuta della rabbia e altrettanto grottesche notizie del tg riguardanti trenta scudetti ritirati alla Juventus e la scomparsa di Gigi D’Alessio (!!!), tende soprattutto a giocare sulla presa in giro della seriosità dai toni epici spesso sfoggiata dal cinema a stelle e strisce. Una scelta che, se da un lato testimonia i lodevoli (soprattutto dal punto di vista tecnico) connotati internazionali dell’operazione, dall’altro rischia non poco di proporre una comicità piuttosto inadatta al pubblico dello stivale del globo, nella maggior parte dei casi abituato alla battuta immediata e alla gag fisica.
Tanto più che lo scherzo viene tirato talmente per le lunghe da non faticare ad assumere, strada facendo, i connotati di uno sketch per YouTube dilatato ad oltre un’ora e mezza... pur riuscendo a strappare occasionalmente risate nel coinvolgere un posteggiatore abusivo, un assurdo colloquio presso due industriali dei piselli dalle fattezze dei gomorriani Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito e, non ultimo, il già citato cantautore neomelodico partenopeo nel ruolo di se stesso.