Eyes, un corto per ricostruire la moderna “banalità del male”

Nasce con la volontà di rivendicare la memoria di giovani vittime di violenza gratuita unita a impassibilità sociale il cortometraggio Eyes della ventiquattrenne regista Maria Laura Moraci. Il film trova infatti la sua ispirazione primigenia proprio nella tragica vicenda del ventiduenne italiano Niccolò Ciatti, barbaramente picchiato e ucciso da un gruppo di tre ragazzi ceceni l'11 agosto del 2017 in una discoteca a Lloret de Mar, in Spagna, di fronte a una folla noncurante e impassibile di occhi.

Dedicato alla memoria del ragazzo, così come a tutte le altre vittime dell’indifferenza, Eyes sviluppa il concetto d’insensibilità sociale e sostanziale disinteresse verso il male e la sofferenza del mondo attraverso l’idea di de-personficare le persone annientandone lo sguardo, sottraendo loro l’espressività e la profondità degli occhi. Quasi tutti i protagonisti di Eyes, infatti, hanno occhi disegnati, vitrei, inquietanti e inespressivi. Riunito tutto insieme presso la banchina di un autobus e in attesa del mezzo, questo gruppo a rappresentanza di un’umanità astratta e profondamente distratta, sarà poi ricondotto a una graduale riappropriazione del proprio sguardo,  sulla scia del grido di dolore che giungerà improvviso, inaspettato, lancinante a ridestarli (forse, chissà) dal loro stato di apatica indifferenza.

Un’idea funzionale che rimette al centro la frase di Peter Marshall  secondo cui “Un mondo differente non può essere costruito da persone indifferenti”. Dieci minuti in cui attraversare l’inespressività del mondo che ci circonda e comprendere quanto sia importante osservare e vedere sempre quello stesso mondo a occhi aperti, lasciarsi contaminare dalle emozioni, anche e soprattutto quando si tratta di emozioni legate al dolore del prossimo, a una richiesta d’aiuto.

L’idea del cortometraggio, nata a metà 2017, si sviluppa quasi per caso come una prova di recitazione e all’interno di un esperimento legato al sensoriale della vista, ma si sviluppa poi con forza grazie ai terribili casi di violenza gratuita che hanno occupato di recente le pagine della cronaca nostrana. Dalla storia di Niccolò Ciatti parte e si sviluppa dunque il filo rosso che ricollega molte altre storie di umanità interrotta, nel tentativo di creare il filo di un ricordo che possa in qualche modo servire da monito per il presente e il futuro.