Escape Room: La grande fuga

Adam Robitel prende ispirazione dalla moda dei giochi immersivi per la sua ultima sortita nel campo dei film horror. Il regista firma Escape Room con la consapevolezza di chi pratica un sottogenere, che è territorio di consumo per il pubblico adolescenziale. Per questo, il lungometraggio non mostra nessun eccesso o esagerazione da cinema estremo, sgombrando il campo a qualsiasi tipo di sgradevolezza slasher a buon mercato. In Escape Room il momento del decesso appare ovattato, come se ci fosse una certa “ecologia del delitto”, per cui i particolari gore che hanno qualcosa a che fare con la morte rimangono fuori campo.  

L’opera confezionata da Robitel, assieme agli sceneggiatori Bragi F. Schut Maria Melnik, è una sorta di riciclaggio infinito di materiali filmici. Di sicuro, i primi titoli che vengono in mente sono quelli di saghe cinematografiche ultra note come Saw - L’enigmista e Final Destination. L’aspetto ludico rimanda soprattutto ai marchingegni e alle trappole ideati da Jigsaw, ma senza il retrogusto sadico del contrappasso che caratterizzava le mosse del burattinaio infernale. Sebbene i rompicapi siano di tutt’altra natura, la successione dei rebus non si erpica lungo un crescendo qualitativo e, alla fine, il meccanismo s’inceppa, perdendo di efficacia: buono il concept, meno il risultato finale. Non è sufficiente l’invenzione della deadline per dare un po’ di pepe alla storia.      

In Escape Room, la rappresentazione estetica è un aspetto curatissimo: impressionante l’apparato spettacolare delle diverse stanze percorse dal sestetto, riscontrabile specialmente nella sequenza ambientata all’interno di un classico diner anni ’50. Al contrario, le sensibilità personali dei singoli personaggi sono definite in maniera piuttosto grezza e approssimativa dal punto di vista psicologico. In realtà, il film sciorina una fauna di tipi umani mono-dimensionale: la giovane e timida genietta, il nerd appassionato di giochi, il broker d’assalto, l’ex minatore, la reduce dalle guerre in Medio Oriente e il ragazzo sbandato. Chi morirà per primo? Le scommesse sono aperte.

Costata circa 9 milioni di dollari, la pellicola prodotta da Original Film e Columbia Pictures ha già incassato circa 120 milioni di dollari in tutto il mondo. Ovviamente nell’arco di neppure un anno sarà già pronto il sequel, come d’altronde il film stesso lascia ben presagire.  

Nel cast si riscontra la presenza di Deborah Ann Woll, famosa al gran pubblico per serie televisive come The Punisher, Marvel’s Daredevil e True Blood.