Eric Clapton: Life in 12 Bars, Lili Zanuck mette a nudo l’anima ferita di Mr Slowhand

Clapton is God”, questa è la scritta apparsa sul muro della stazione della metropolitana di Islington nel lontano 1966, e che in pochi mesi si espanse a macchia d’olio su numerose pareti di Londra. Ma come aveva fatto un ventenne della provincia inglese a meritare tale appellativo? Eric Clapton – Life in 12 Bars, della regista Lili Fini Zanuck, racconta la fulminante ascesa, caduta agli inferi e successiva rinascita di uno fra i chitarristi blues e rock più famosi e influenti del nostro tempo. Lontano anni luce dall’essere un lavoro agiografico, il documentario diretto dalla produttrice Premio Oscar per A spasso con Daisy è un viaggio intimo e coinvolgente tra gli alti e bassi della vita pubblica e privata di Clapton: un uomo che, nutrendosi di musica, ne ha fatto l’antidoto perfetto per combattere insicurezze e demoni interiori.

Grazie sia all’esclusivo accesso al vasto archivio privato dell’autore di Cocaine – esibizioni celebri, riprese nei backstage, foto inedite, documenti e lettere personali - che alle testimonianze di parenti, amici e collaboratori, e soprattutto per merito dello stesso Clapton (sua è infatti la voce fuori campo che senza freni o inibizioni svela i tragici retroscena della propria esistenza), il film della Zanuck regala agli spettatori un ritratto emozionante e non convenzionale del mitico ‘slowhand’: soprannome datogli dal manager Giorgio Gomelski quando, durante un concerto, il pubblico accompagnò con un lungo e lento applauso Clapton mentre, con estrema calma, sostituiva una corda rotta della chitarra.

Nei 135 minuti del lungometraggio, la filmmaker statunitense mostra con durezza, ma anche immenso affetto, le fragilità personali e i traumi psicologici che hanno condizionato l’intera carriera dell’artista britannico: la travagliata infanzia in cui, all’età di nove anni, Clapton scoprì di avere fino allora chiamato mamma colei che in realtà era la nonna; il suo difficile e complesso rapporto con le donne; l’innamoramento ossessivo nei confronti della moglie di George Harrison; la paura costante di sentirsi rifiutato; l’inferno delle droghe pesanti e poi quello dell’alcol; la drammatica scomparsa del figlio Conor, di appena 4 anni, che lo spinse a scrivere quel capolavoro che è Tears in Heaven. In queste montagne russe di vicende, ciò che più colpisce è la totale onestà con cui Clapton si mette a nudo. Sì, perché il suo farsi vedere in preda ai fumi del whisky o alla dipendenza da eroina, e sentire l’imbarazzo che traspare dalle sue parole nel ricordare quel lungo e doloroso periodo di vita, non è impresa da poco.

Il grande pregio di Eric Clapton – Life in 12 Bars sta però nel riuscire a scavare in profondità in quel legame indissolubile uomo – artista, legame che nelle dita di Clapton trasformerà le struggenti note del blues in musica taumaturgica e consolatoria. Ma la sua irrequietezza e voglia di ricerca espressiva hanno da sempre spinto slowhand a non rimanere a lungo all’interno delle diverse band di cui era membro, e la Zanuck ripercorre con precisione le tappe che lo videro protagonista insieme ai The Yardbirds, a John Mayall & the Bluesbreakers, e ai favolosi Cream. E se tutto questo meraviglioso materiale mai visto prima non bastasse, a far impazzire i fans di Clapton, e non solo, saranno le immagini e i video privati che lo ritraggono a fianco di Jimi Hendrix, Mick Jagger, George Harrison, Aretha Franklin, Steve Winwood e B.B. King.

Eric Clapton, con le sue colate di blues che negli anni Settanta resero finalmente giustizia ai tanti musicisti neri costretti a suonare la loro ‘musica del diavolo’ in piccoli e fatiscenti tuguri, ha fortemente voluto che si facesse un documentario su di sé: un toccante film catartico per un personaggio in cerca di redenzione. Nelle sale con Lucky Red come evento speciale il 26, 27 e 28 febbraio, Eric Clapton – Life in 12 Bars è una splendida occasione per immergersi tanto nelle famose 12 battute del blues, quanto nell’affascinante storia di chi con la chitarra in mano è riuscito sempre a risollevarsi e a far vibrare le corde di milioni di persone.