Ema: una Donna Contro

Pablo Larrain divide, parcellizza , frantuma, mastica la famiglia tradizionale risputandola in un film virato nell'acido, che procede per gemmazione. Dall'incontro scontro di personaggi, storie, situazioni, nascono altri nuclei che collidendo e respingendosi conducono ad un concetto di comunità familiare nel quale i ruoli e le gerarchie sono state annientate, anzi, emblematicamente incenerite dal fuoco di un lanciafiamme. Il cinema di Pablo Larrain d'altronde si sa, non procede su una linea retta, tanto meno la navigazione punta ad  orizzonti conosciuti e rassicuranti. Questa volta il regista cileno utilizza colori scioccanti, sfruttando anche il palcoscenico naturale di una città come Valparaiso (la città dei mille colori), e una visionarietà disturbante che si riverbera anche nei dialoghi, spesso macigni lanciati contro i propri interlocutori.

Principale destinataria della sassaiola è la protagonista, Ema, un’altra donna contro dell’universo di Pablo Larrain. Dopo Jackie e Una donna fantastica (del quale era produttore) un altro personaggio femminile di estrema e caustica rottura, anticonvenzionale e al di fuori, anzi, opposto agli schemi. Ema, ballerina, madre, moglie, amante, sorella, figlia, amica: attraversa tutte queste figure, poliedrica e sovvertitrice, incapace di stanzialità esistenziale, fino all’esaurimento di una forza fuori dal comune. Un personaggio sfaccettato, cocciuto fino all’antipatia, che non vuole piacere, tanto meno cercare condivisione. Procede per la sua strada, architettando un piano del quale solo alla fine comprendiamo i limiti e i confini. Il tutto, come detto, raccontato per sussulti e inframmezzato dalle esibizioni di danza della compagnia di Ema.

Presentato a Venezia, il film che ha come protagonista Mariana di Girolamo, attrice cilena dalla grande forza espressiva e un maturo Gael Garcìa Bernal, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Certamente da vedere, ma allacciando le cinture di sicurezza.