Eat Local: una comedy horror dal gusto british che diverte rimanendo in supeficie

In occasione della solita riunione cinquantennale, in una fattoria nel mezzo del nulla, otto vampiri si ritrovano a dover trovare il sostituto per uno di loro che ha violato le regole ed è stato, per questo, giustiziato. La scelta cade su Sebastian (il simpatico Billie Cook), ma non tutti sono d'accordo. Nel mentre, un manipolo di soldati asserraglia la proprietà.

Per il suo esordio dietro la macchina da presa Jason Flemyng sceglie un genere particolare, tanto accattivante quanto probabilmente complicato, riunendo intorno a se' un gruppo di colleghi amici (da Dexter Fletcher a Charlie Cox, incontrati sul set di Stardust), e dando vita ad una sorta di commedia dalle tinte horror e dall'insindacabile humour britannico che arriva, ma solo fino ad un certo punto.
Perfetto per una serata in totale spensieratezza, o anche semplicemente per una casalinga, Eat Local – A cena coi vampiri ha talvolta le sembianze di una piece teatrale, sviluppato così com'è in pochissimi ambienti, dai pochi dettagli, ideali per creare queste situazioni al limite dell'incredibile, ma sempre venate di un sarcasmo esilarante.

Ognuno dei protagonisti, per quanto non esageratamente caratterizzato, dà il suo contributo in termini di gag e battute, facendo sì che la narrazione cresca via via nel ritmo e nei colpi di scena, i quali divengono poi un piccolo valore aggiunto al progetto. Un progetto che appare evidentemente messo su per un proprio sfizio personale, e ciò che infatti si apprezza è la genuinità dell'insieme, la non pretenziosità e quel gusto tutto british formatosi soprattutto in anni ed anni di carriera.

Per quanto riguarda la storia vera e propria non ci sono tracce di originalità, nulla viene aggiunto a quanto già si sa o si è visto sui vampiri, ma fa comunque piacere trovarne uno con le sembianze di Charlie Cox (il Daredevil della serie Netflix), che è forse l'unico su cui si possono notare tracce di umanità.
Di buona fattura il lavoro svolto sulla musica, con un paio di canzoni perfette ad accompagnare le immagini.
Nonostante il potenziale, Eat Local non convince però fino in fondo, rimanendo troppo in superficie e soffrendo altresì enormemente del doppiaggio italiano.