Due amici: l'esordio alla regia di Louis Garrel arriva in Italia con 4 anni di ritardo
Che in Italia alcune opere giungano con qualche anno di ritardo è cosa ben nota, certo è che quando la differenza tra l'uscita in patria e quella nostrana è di addirittura 4 anni ci si domanda quale ne sia la causa e soprattutto cosa si celi dietro una simile scelta (se di scelta si tratta).
Opera d'esordio di Louis Garrel, Due amici è la storia di Clément (Vincent Macaigne) e Abel (Garrel), entrambi lavoratori precari - l'uno impiegato come comparsa nei film e l'altro con l'aspirazione di diventare scrittore - il cui rapporto di amicizia viene messo alla prova dall'entrata in scena della bella Mona (Golshifteh Farahani).
A distanza di poco più di un anno dal pregevole L'uomo fedele, ritroviamo quindi il giovane autore francese alle prese con un'altra storia di relazioni tortuose e complicate dai casi della vita. Garrel è molto bravo a fotografare uno spaccato vero, popolato da gente comune e in qualche modo allo sbaraglio, vittima inconsapevole (ma non incolpevole) delle circostanze dalle quali si lascia travolgere e tramortire.
L'amicizia alla base della pellicola è appunto la prima a subire le conseguenze di tale discorso: sebbene tra Abel e Clément ci siano anni di confidenze e di sostegno, l'arrivo di Mona scatena qualcosa nei due che destabilizza l'equilibrio sin lì creato. La donna è un vortice di emozioni e di passione non facili da gestire, in special modo per Clément che non mostra una stabilità sufficiente per affrontare un rifiuto, e capire che in realtà dietro di esso si cela una motivazione più che valida. Ma nel momento in cui sceglie di affidarsi ad Abel anche quest’ultimo si ritrova suo malgrado preda degli istinti che Mona suscita in lui, portandolo a mentire all'amico e ad agire di sotterfugi.
Si viene così gradualmente a materializzare il più classico dei triangoli, e lo stile tutto francese con cui viene messo in scena fa sì che si abbia l'impressione di trovarsi dinanzi ad un'opera del passato. Non a caso, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, Garrel sembrava alquanto debitore all'insegnamento della Nouvelle Vague, capace di trattare tematiche profondamente ancorate alla realtà con una leggerezza, un tocco quasi etereo ed una filosofia spesso non così semplice ed immediata.
A dare infine valore alla pellicola ci pensano le ottime interpretazioni dei protagonisti, ai quali si deve un'intensità che travalica i confini dello schermo. Lode a parte la merita la scena della danza nel pub sulle note di Easy Easy di King Krule.