Domani è un altro giorno: Marco Giallini e Valerio Mastandrea reggono il confronto con Ricardo Darín e Javier Cámara

Chi non ha visto Truman – Un vero amico è per sempre, scoprirà con Domani è un altro giorno, di Simone Spada, un bellissimo film, poetico e commovente. Chi invece lo avesse visto, troverà nell'opera di Simone Spada, con Marco Giallini e Valerio Mastandrea, un ottimo remake, uno dei pochi casi in cui l'anima della storia narrata, il suo messaggio, il suo carisma e la sua poesia, non sono stati travisati ma semplicemente trasposti in un'altra nazione ed in un'altra città, con volti diversi e un bellissimo cagnone di razza differente.

Reduce da Euforia, nel quale aveva interpretato il fratello malato di tumore di Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea interpreta qui il ruolo che fu di Javier Cámara – l'attore spagnolo visto anche in Young Pope – ovvero quello di Tommaso, amico di lunga data di Giuliano, che torna in Italia non appena scopre che quest'ultimo è malato di tumore e rifiuta di sottoporsi ad ulteriori cure.
Giuliano, a sua volta, è interpretato da Marco Giallini che prende il posto del superbo Ricardo Darín, protagonista, tra gli altri, anche del bellissimo film argentino Il segreto dei suoi occhi.
I due amici si ritrovano dopo anni per affrontare il momento più difficile della loro amicizia e soprattutto per trovare una casa al fidato Pato, un dolcissimo pastore bernese cui Giuliano tiene come fosse un secondo figlio.

Il lodevole aspetto della sceneggiatura – quella originale è di Tomás Aragay e Cesc Gay mentre quella italiana è di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo - è che tratta in maniera franca, ironica e profonda il tema della malattia, senza mai scadere nella facile commozione, senza costringere lo spettatore a consumare un pacco intero di fazzoletti ma concentrandosi sullo splendido legame tra i due amici.

Uno è generoso, l'altro è coraggioso: insieme si completano, riescono a fare dell'ironia anche su un momento così tragico come quando vanno a scegliere la bara, puntando sul top di gamma in quercia con fini intagli orientali, il cui prezzo contrattano ferocemente.

La storia ha luogo a Roma, città cui il regista rende palesemente omaggio ambientando la vicenda nei dintorni del Colosseo che, inquadratura dopo inquadratura, continua a svettare tra i palazzi e in fondo alle strade; a differenza dell'originale, il figlio di Giuliano non studia ad Amsterdam bensì a Barcellona, dove è ambientata una delle sequenze più commoventi del film e di cui Spada offre una serie di splendide panoramiche.

Non tanto la malattia quanto l'amicizia come fulcro del film. Prendendo spunto da Oscar Wilde che aveva detto: “Se un amico non mi invita al compleanno non importa, ma se non condivide con me un grande dolore allora mi offendo”, il regista torinese, complice l'ottima sceneggiatura, i cui dialoghi sono stati in gran parte mantenuti, ha deciso di esplorare l'animo umano nel momento in cui l'amicizia che lega due uomini da circa trent'anni, si scontra con la morte e con il senso di impotenza da essa scaturito. Ecco allora che quattro giorni diventano l'ultimo barlume di condivisione, gioia e ricordi a cui aggrapparsi, in un turbine di riflessioni, lacrime, situazioni comiche e lunghe chiacchierate.

Dopo Ti presento Sofia, remake del film argentino Per favore non parlarmi di bambini, il paese sudamericano offre lo spunto per una nuova rivisitazione italiana che funziona davvero a meraviglia. Giallini, con il suo perfetto mix di cinismo, ironia, irriverenza e tenerezza di fondo, non punta ad eguagliare l'alter ego argentino Darín ma fa suo il personaggio a lui assegnato, mantenendone inalterate le caratteristiche principali e regalando una splendida performance. Dal canto suo, lo stesso Mastandrea, certo non nuovo a parti unitamente leggere e drammatiche, sposa perfettamente il suo ruolo e completa il duo d'eccezione cui il regista si è affidato e da cui ha fatto scaturire il meglio.

Duo che in realtà è un trio perché accanto ai due protagonisti, spicca anche il dolcissimo Pato, che in realtà è una femmina di pastore bernese di nome Nike, preparata per l'occasione dal noto addestratore Massimo Perla.

Alla scena finale fa da sfondo il brano di Noemi che porta lo stesso titolo del film e che, con le parole Domani è un altro giorno, si vedrà, dona un senso di speranza e di continuità a quella vita che a volte può presentare prove difficili ma che comunque, nel bene e nel male, continua e di cui l'accenno di sorriso di Mastandrea è la prova.